Ho attesto qualche giorno per riorganizzare le idee e riprendermi dallo shock di una guerra “tradizionale” nel cuore dell’Europa che nessuno si aspettava.
La guerra in Ucraina sconvolge perché può essere l’anticamera di un nuovo devastante conflitto mondiale (con possibile utilizzo di armi nucleari). E perché si sta combattendo in una nazione praticamente nostra vicina di casa e per la quale si è portati ad una naturale empatia. Si era portati, infatti, a considerare l’Ucraina parte integrante, sotto il profilo culturale ed economico, dell’Europa. Ed un suo eventuale ingresso nell’UE non avrebbe sorpreso nessuno ma anzi sarebbe stato visto come una passaggio fisiologico.
Poi sono arrivati i carri armati di Putin. Abbiamo quindi dovuto prendere coscienza che dal punto di vista russo l’Ucraina è “cosa loro”, parte integrante della “grande madre Russia”. E come tale prigioniera della volontà di Mosca.
Analizzare il conflitto per L’Europa
E’ ora necessario, considerato che possiamo essere alla vigilia di un conflitto da cui il “nostro” mondo potrebbe uscirne azzerato, provare ad analizzare la situazione senza lasciarsi trasportare dagli isterismi e dall’emotività (le immagini delle città sventrate, dei bambini uccisi dalle bombe e dei piccoli pazienti oncologici costretti alla fuga dagli ospedali sono insopportabili e gridano vendetta) e dalle semplificazioni caricaturali (“Putin è un pazzo affetto da long covid” è una delle “analisi”, la più idiota ma anche una delle più accreditate, che gli esperti nei nostri salotti tv ci illustrano per “spiegarci” la guerra e le sue cause).
L’invasione dell’Ucraina, dal nostro punto di vista, non può che essere considerato un atto di guerra inaccettabile con conseguente appoggio incondizionato agli ucraini. Questo è un dato obiettivo. Per noi è più “conveniente” ed “utile” un’Ucraina che guardi ad occidente piuttosto che verso Mosca. Nel breve e medio periodo è pertanto essenziale per noi europei fermare l’avanzata di Putin. Ed evitare che il conflitto si allarghi ad altre nazioni sovrane che guardano ad occidente (come la Moldavia ad esempio). Questo oggi e domani, ma dopo domani come ci dobbiamo organizzare per evitare che l’Europa diventi nuovamente il centro di un nuovo conflitto? Come poter garantire la sicurezza dei popoli europei?
L’Europa deve acquisire una propria assoluta autonomia militare e geopolitica dai due “poli” tradizionali: Mosca e Washington. Siamo geograficamente, culturalmente ed economicamente tra la Russia e gli Stati Uniti e continuiamo, dalla fine della seconda guerra mondiale quando il baricentro geopolitico si è spostato dall’Europa verso Russia e USA, terra di confine e conquista. Esposti a conflitti armati e divisioni. Siamo la prima linea di un conflitto tra super potenze che ci vede come i soggetti destinatari dei maggiori sacrifici. In assenza di una vera e propria contropartita per il nostro olocausto.
Il fallimento atlantista
La leadership geopolitica statunitense degli ultimi venti anni si è rivelata del tutto fallimentare. Dovremmo iniziare a pensare, come Europa, a mettere in seria discussione il primato americano. O quantomeno a costruirci una nostra autonoma dimensione geopolitica che ci porti a relazionarci con Russia, Usa, ma anche con Cina, Giappone, India (etc) non già semplicemente come alleati degli Usa. Ma come soggetti assolutamente indipendenti al fine di poter meglio tutelare gli interessi dei popoli europei.
Il conflitto che si combatte in Ucraina mette in luce tutte le debolezze degli europei che vengono trascinati in guerre dolorose. Che forse si potevano evitare qualora le scelte strategiche fossero state compiute direttamente da noi.
L’assedio di Kiev mette con le spalle al muro l’Unione Europea la quale si trova di fronte ad un bivio. Sfaldarsi lentamente e regredire, oppure trasformarsi in una superpotenza militare ed economica. Sulla carta superiore a tutti gli altri attori internazionali. Nel secondo caso è evidente come sia necessario imprimere un nuovo cambio di passo. Cambiare la classe dirigente europea (un coacervo di burocrati e non di politici), cambiare la cultura di governo che ha animato le istituzioni comunitarie (meno “ragionieri” nord europei e più spazio a uomini di “sintesi” e con delle visioni di lungo periodo), rinnovare profondamente le istituzioni comunitarie colmando i deficit democratici e rappresentativi che caratterizza la governance dell’Ue e stabilire (in maniera graduale e controllata) l’aumento delle prerogative della struttura unitaria (ad esempio in tema di difesa comune e di politica energetica, tanto per rimanere su temi di stringete attualità).
Un’Europa grande
Penso che a questo punto della storia, o i popoli europei prendono coscienza della loro forza e potenzialità e lavorano insieme per la costruzione di un comune spazio politico e di una comune geopolitica, oppure saremmo condannati a recitare sempre il ruolo di comparsa. Ed a subire tutte le conseguenze, in casa nostra e sulla nostra pelle, del confronto tra le super potenze senza mai essere realmente padroni del proprio destino.
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