Giovanni Gentile nasce a Castelvetrano, in provincia di Trapani, il 29 maggio 1875. Studente estremamente abile, dopo il liceo riesce ad entrare alla Scuola normale superiore di Pisa, dove inizierà a forgiare il suo pensiero.
Dopo la laurea del 1897, Gentile intraprende la carriera da professore universitario di filosofia, che lo vedrà brillare nello scenario intellettuale italiano. Il 1915 è il momento di svolta per Gentile, iniziando il suo percorso nella politica. Come membro del Consiglio superiore della Pubblica istruzione.
La sua partecipazione politica prosegue anche nel primo dopoguerra, con posizioni sempre più nette e favorevoli verso il pensiero fascista. Nel 1922 dichiarerà apertamente di sostenere il partito fascista, politica che porterà avanti coerentemente fino alla fine.
Giovanni Gentile e il fascismo
Dal 1922 al 1924 Mussolini gli affida l’incarico di ministro della pubblica istruzione, dove porterà modifiche e riforme molto importanti. Nel 1925 si fa promotore del Manifesto degli intellettuali fascisti, in cui ricollega l’esperienza politica fascista a quella risorgimentale. Individuandoli come un fondamentale punto di partenza per la salvezza morale dell’Italia.
Dopo l’8 settembre del 1943 aderisce alla Repubblica Sociale Italiana, dove viene nominato presidente della Reale Accademia d’Italia. Nonostante il momento turbolento, Gentile prosegue il suo lavoro e scrive “Genesi e struttura della società”, l’ultima sua opera.
Il 15 aprile la morte per mano gappista
Il 15 aprile del 1944 Giovanni Gentile viene ucciso da alcuni gappisti fiorentini. Gli autori furono Bruno Fanciullacci e Antonio Ignesti, che si avvicinarono a Gentile camuffati da studenti. Nascondendo le armi sotto i libri e sparando colpi di pistola a bruciapelo.
La direzione della Repubblica Sociale Italiana mise una taglia sui responsabili. Ma la famiglia Gentile chiese di non portare avanti la rappresaglia. Gli arrestati furono poi liberati, come da volere della famiglia Gentile.