La corsa dei carri era uno degli sport più popolari negli antichi Giochi Olimpici. Benchè fosse molto pericolosa sia per i conducenti che per i cavalli. Era un gioco per eroi e amanti del pericolo che fomentava la folla dell’arena.
All’inizio del 1900 le corse dei carri erano quasi dimenticate al di fuori dei libri di storia. Ma qualcuno decise di portare e sperimentare le bighe motorizzate. Pazzi e geni dei motori legarono le motociclette alla parte anteriore delle bighe.
Man mano che questa specialità si evolveva, il numero di motociclette attaccate al carro aumentava. Inoltre venivano guidate dallo stesso “auriga”, invece che da un pilota. Il che rendeva ancora più complicata la gestione della “carrozza” poiché per controllarla si usavano solo un paio di redini, apparentemente di cuoio.
Uno dei metodi per guidare poteva essere quello di collegare freni e acceleratore di ogni singola motocicletta, consentendo al pilota di guidare il carro controllando entrambe le moto a ogni andatura. Alcuni cavalieri mostravano anche grande audacia nella guida, alcuni piloti guidarono le bighe con tre e addirittura quattro motociclette attaccate al carro.
Nel 1920 le bighe motorizzate furono le padrone indiscusse del motociclismo eroico. Caratterizzato dalla follia e dalla voglia di sperimentare nuove idee di velocità e di destrezza nella guida dei mezzi.