A Torino ci vogliono quasi due anni per riparare una semplice scala mobile della metropolitana. Solo dopo 700 giorni di sofferenza per migliaia di pendolari, anziani e mamme con i passeggini, finalmente qualcosa succede. Non è che l’azienda di trasporti abbia avuto una folgorazione: l’intervento avviene solo dopo che il sindaco dichiara la situazione “inaccettabile”.

Chi paga il prezzo dei ritardi?

Nel frattempo, le persone in difficoltà sono costrette ad affrontare un’infrastruttura del tutto inadeguata: in una metropoli con una sola linea, i migliaia di utenti quotidiani dovevano passare ostacoli che sarebbero dovuto essere risolti con la massima urgenza.

L’amministratore delegato dell’azienda dei trasporti, però, sembrava avere altre priorità. Anche se continuamente sollecitato dalle doverose pressioni, il ripristino della scala mobile sembrava un problema marginale. Forse la sua preoccupazione era solo quella di evitarne la rimozione.

La questione della scala mobile è solo la cima di un iceberg

I problemi del servizio di trasporto pubblico torinese si moltiplicano: Autobus e tram in ritardo, con tempi d’attesa sempre più lunghi. Mezzi sovraffollati nelle ore di punta e viaggi scomodi. Mancanza di alternative per chi si affida ai mezzi pubblici, soprattutto nel freddo. E mentre i cittadini soffrono, il Comune continua a parlare di mobilità sostenibile.

Ma gli investimenti dove sono?

L’unico servizio che pare funzionare alla grande è quello dei parcometri: il personale per le multe si trova sempre, gli autisti dei suoi mezzi molto meno. Guarda caso, le multe fanno cassa immediata; investire nel trasporto pubblico, in compenso, richiede sforzi a medio termine. Quanto ancora dovrà aspettare la gente di Torino per vedere dei reali cambiamenti?

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