Secondo i dati forniti nel 1946 dal responsabile della divisione statistica comunale, durante la Seconda Guerra Mondiale la città di Torino subì 56 incursioni aeree, “delle quali 39 con sgancio di bombe e 17 con mitragliamenti”. I morti furono 2.069, i feriti 2.695 e quasi il 40 per cento delle abitazioni fu distrutto o gravemente danneggiato. Anche le attività commerciali e industriali subirono gravi danni e non furono risparmiati nemmeno monumenti e opere d’arte.
Il primo raid aereo su Torino
La prima incursione si verificò nella notte fra l’11 e il 12 giugno 1940, quando 36 bombardieri bimotori Armstrong Whitley decollarono dall’Inghilterra meridionale con obiettivo le fabbriche di Genova e Torino. Soltanto nove raggiunsero il capoluogo piemontese e le loro bombe provocarono 17 morti e 40 feriti fra la popolazione civile: gli stabilimenti industriali non subirono alcun danno.
Il Bollettino di Guerra n. 2, del 13 giugno 1940, comunicò: “Velivoli nemici, probabilmente inglesi, hanno effettuato voli notturni su talune città dell’Italia settentrionale. Le bombe lasciate cadere su Torino, città aperta, hanno prodotto pochi danni e qualche perdita tra la popolazione civile”.
Le vittime del bombardamento ricevettero onori solenni e le bare furono tumulate in un’area speciale del Cimitero generale.
Nel 1940 altri 6 bombardamenti su Torino
Nei restanti mesi del 1940 ci furono, sulla città, altri sei bombardamenti ad opera della RAF, tutti condotti con pochi aerei che operavano in un’unica formazione e in orari notturni. I danni furono limitati, tanto che in due occasioni non si ebbero a contare vittime. Soltanto nella notte del 6 settembre furono colpiti, sia pure senza gravi conseguenze, gli stabilimenti della FIAT.
In questo periodo, tutto sommato, le incursioni aeree non erano viste dalla cittadinanza come una reale minaccia. La vita continuava con i ritmi consueti, sia pure in mezzo alle restrizioni e ai timori dovuti alla guerra.
Le bombe su Torino del 1941
Nel 1941 i bombardamenti furono soltanto tre, due a gennaio e uno a settembre. Anche in questo caso con effetti molto limitati sia dal punto di vista delle perdite umane che dei danni materiali. Particolare significativo, all’incursione del 10 settembre prese parte il numero più elevato di aerei fino a quel momento, ben 76 fra Stirling, Halifax e Wellington. Furono sganciate sulla città circa 75 tonnellate di bombe ma le vittime furono soltanto due.
1942: con gli Stati Uniti le incursioni aeree diventano molto più pesanti
La situazione stava però mutando, anche in seguito all’entrata in guerra degli Stati Uniti, e nel corso del 1942 la situazione mutò radicalmente. Nei primi mesi dell’anno la situazione, per il capoluogo piemontese, fu relativamente tranquilla. Ma a partire dall’autunno le cose cambiarono: a fine ottobre ci furono due incursioni di modesta entità, seguite però nei mesi di novembre e dicembre da sette incursioni molto più pesanti delle precedenti. In alcune occasioni i bombardieri inviati in missione furono oltre cento, e nell’incursione che ebbe luogo nella notte fra il 28 e il 29 novembre gli Inglesi impiegarono per la prima volta su Torino le bombe dette “Blockbusters” (“Spiana isolati”) da 8.000 libbre, vale a dire oltre 3.200 chili.
Gli Inglesi avevano perfezionato la tecnica di bombardamento rispetto ai due anni precedenti, e le loro incursioni erano ormai dirette, in modo pressoché scientifico, a provocare il panico nella popolazione. I bombardieri sorvolavano la città a ondate, sganciando prima le bombe dirompenti e poi gli ordigni incendiari. Così da rendere più difficile l’intervento dei mezzi di soccorso e favorire lo sviluppo degli incendi. Le bombe dirompenti, infatti, provocavano l’interruzione delle strade e mettevano fuori uso cavi elettrici, linee telefoniche e tubature dell’acqua, rallentando le operazioni di spegnimento.
Esempio evidente di come la situazione, per i torinesi, stesse ormai degenerando è il bombardamento dell’8 dicembre. Durante il quale 118 aerei della RAF sganciarono 265 tonnellate di bombe causando 212 morti e 111 feriti. Furono colpite la FIAT, il palazzo comunale, l’università, il teatro Alfieri e gli ospedali Martini e Molinette. Risultati che il Bomber Command britannico giudicò “molto soddisfacenti”. Soltanto la particolare struttura di Torino, con i suoi ampi viali e l’abitudine italiana di costruire in mattoni anziché in legno, evitò danni ben più gravi simili a quelli subiti in molte occasioni dalle città tedesche.
Le incursioni aeree della seconda metà del 1942 convinsero moltissime persone ad abbandonare Torino, dando vita al fenomeno dello “sfollamento” che coinvolse, a fine anno, circa 250mila abitanti su un totale di 700mila.
1943, le bombe e lo sfollamento
Il 1943, nonostante la situazione che stava diventando sempre più difficile sui diversi settori di guerra, fu caratterizzato nella sua prima metà da una relativa calma sul fronte dei bombardamenti aerei su Torino. Nella notte fra il 3 e il 4 febbraio la città fu colpita dalle bombe sganciate da 156 aerei inglesi, che danneggiarono gli stabilimenti della FIAT e l’Università, provocando 29 morti e 53 feriti. Seguì poi un periodo di calma fino a quando, il 13 luglio 1943, Torino subì il peggiore bombardamento di tutta la guerra. Lo sbarco in Sicilia era avvenuto pochi giorni prima, e gli Inglesi intendevano vibrare un colpo durissimo al morale della popolazione. Fra l’una e 33 minuti e le due e 45 della notte 264 bombardieri della RAF sganciarono 763 tonnellate di bombe, due terzi delle quali dirompenti. Provocando gravissimi danni, aggravati dal ritardo con il quale era suonato l’allarme aereo.
Oltre alla FIAT furono colpite numerose chiese, gli ospedali Gradenigo, San Giovanni e Mauriziano, la Piccola Casa della Divina Provvidenza, l’Università, Palazo Chiablese, il cimitero monumentale e i quartieri Centro, Vanchiglia e Regio Parco. Una bomba colpì anche la Mole Antonelliana senza però provocare gravi danni. Pesantissimo il bilancio in vite umane: i morti furono 792 e i feriti 914, dei quali 24 morirono in seguito per le ferite riportate.
Nelle settimane seguenti ci furono altre incursioni, ma dalle conseguenze più limitate: furono sganciate bombe in quantità decisamente minore e le vittime furono relativamente poche. Anche perché ormai due terzi dei torinesi erano sfollati nelle campagne e nei paesi vicini.
Più gravi i risultati dell’incursione dell’8 novembre, la prima compiuta non dagli Inglesi ma dagli Statunitensi: nell’occasione, 81 B 17, le famose “Fortezze Volanti”, sganciarono 168 tonnellate di bombe che provocarono 202 morti e 346 feriti. L’USAAF, a differenza della RAF, preferiva operare in orario diurno nella convinzione di poter colpire in maniera più efficace gli obiettivi prescelti, ma inevitabilmente le bombe colpivano anche monumenti e abitazioni civili.
Bombardamenti del 1944 verso la fine della Seconda Guerra Mondiale
L’aviazione americana continuò a colpire Torino anche nel 1944, ma i danni furono meno gravi rispetto all’anno precedente. L’incursione più pesante fu quella del 24 luglio, quando in soli venti minuti, fra le 11 e trenta e le 11 e cinquanta, 60 fra B 17 e B 24 colpirono i capannoni della RIV a Orbassano, lo stabilimento SPA di corso Ferrucci e provocarono 122 morti e 118 feriti.
Negli ultimi mesi di guerra non ci furono bombardamenti di rilievo su Torino, e le ultime bombe caddero sulla città il 5 aprile. A poche settimane dalla fine della guerra. Una trentina di bombardieri colpirono la stazione di Torino-smistamento e le case vicine causando, in soli otto minuti, 70 morti e 128 feriti.
Nei giorni successivi non ci furono altri bombardamenti, e finita la guerra la città tornò lentamente alla vita normale, senza tuttavia dimenticare i tanti lutti subiti.