Individuato in Italia il primo caso di vaiolo delle scimmie, il monkeypox. E’ stato identificato all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, in un giovane italiano di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie. Si tratta di un virus già noto, ma preoccupa la rapidità di trasmissione. La malattia è causata da un virus diffuso in Africa (soprattutto in Ghana e Nigeria). Tra le spie dell’infezione i linfonodi ingrossati e bolle sulla pelle che si presentano come piccole macchie.
Che cos’è il monkeypox, il vaiolo delle scimmie?
È una malattia infettiva causata da un virus principalmente diffuso in Africa, nelle scimmie e in alcuni roditori. Secondo il CDC, il centro americano per la prevenzione delle malattie infettive, il serbatoio di questo agente patogeno è ancora sconosciuto. Ma dipende sempre dalla promiscuità uomo-animale che non smette di generare sorprese. Infatti la sorveglianza internazionale è altissima. L’infezione non ha niente a che fare con il vaiolo umano, molto più grave, eradicato nel mondo nel 1980. Ne condivide soltanto la «famiglia».
La trasmissione del virus
Raramente può passare dall’animale all’uomo. Ma successivamente può essere trasmesso da un individuo all’altro per via aerea (attraverso le goccioline del respiro). O tramite il contatto con le lesioni o i liquidi biologici infetti tramite piccole lesioni della pelle e le mucose. Ad esempio occhi e bocca.
La trasmissione sessuale non è mai stata descritta tuttavia è plausibile che il contagio possa avvenire durante rapporti intimi, ma servono altri dati per trarre conclusioni. Non viene al momento considerato contagioso un individuo senza sintomi ma per precauzione i contatti stretti delle persone cui viene diagnosticata la malattia vengono monitorati.
Vaiolo delle scimmie, sintomi nell’uomo
Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è in genere da 6 a 16 giorni, ma può arrivare fino a 21. I sintomi sono: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi del collo ingrossati, brividi. In genere si sviluppa un’eruzione cutanea. Linfonodi del collo si ingrossano e dopo qualche giorno compaiono bolle sulla pelle che inizialmente si presentano come piccole macchie. L’incubazione dura circa due settimane dal contagio. Questo spesso inizia sul viso e poi si diffonde ad altre parti del corpo, compresi i genitali.
L’eruzione cutanea attraversa diverse fasi e può assomigliare alla varicella o alla sifilide, prima di formare finalmente una crosta, che in seguito cade. La differenza nell’aspetto da varicella o sifilide è l’evoluzione uniforme delle lesioni. Quando la crosta cade una persona non è più infettiva. Le forme finora osservate sono state per la maggior parte lievi.
Il tasso di mortalità
È stato documentato che il tasso di mortalità per la famiglia dell’Africa occidentale è di circa l’1%, mentre per quella del bacino del Congo può arrivare fino al 10%.
Anche i bambini sono a rischio e il vaiolo delle scimmie durante la gravidanza può portare a complicazioni, fino alla mortalità alla nascita. I casi più lievi di vaiolo delle scimmie possono passare inosservati e rappresentare un rischio di trasmissione da persona a persona.
È probabile che ci sia poca immunità all’infezione in coloro che viaggiano o sono altrimenti esposti, poiché la malattia endemica è normalmente geograficamente limitata a parti dell’Africa occidentale e centrale. Storicamente, la vaccinazione contro il vaiolo ha dimostrato di essere protettiva contro il vaiolo delle scimmie.
Il vaccino contro la monkeypox
Non esiste un vaccino contro la monkeypox. Si è visto che quello contro il vaiolo dell’uomo può essere usato con successo come profilassi nelle persone venute a contatto con individui malati. L’efficacia è dell’85 per cento. Il vaccino contro il vaiolo “storico”, come ricorda il direttore delle Malattie infettive al San Martino di Genova Matteo Bassetti, non si fa più dal 1981. Quindi una parte importante della popolazione potrebbe essere scoperta.
A differenza di quanto accaduto col Covid tuttavia non ci sarà nessuna campagna vaccinale di massa. Il vaccino dovrebbe essere somministrato solo ai contatti dei casi confermati. L’idea è quella di vaccinare solo coloro che hanno maggiori probabilità di essere infettati.
Monkeypox, il vaiolo delle scimmie in Europa
Sono 23 i casi sospetti di vaiolo delle scimmie analizzati a Madrid: lo si apprende da un comunicato dell’assessorato alla Salute regionale madrileno. La salute dei pazienti sospetti evolve “favorevolmente”. anche se è necessario mantenerli “sotto osservazione” per la possibilità che qualcuno possa aver bisogno di un ricovero, affermano le autorità sanitarie. In genere, aggiunge il comunicato, “la sua trasmissione avviene per via respiratoria”, ma per le caratteristiche dei 23 casi in fase di analisi.
Nell’Unione europea risultano, al 18 maggio, in Portogallo 5 casi confermati e più di 20 casi sospetti di vaiolo della scimmia. I casi si sono verificati tutti a Lisbona e nella valle di Tago e sono relativi a giovani uomini. E’ quanto segnala l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, facendo il punto sulla diffusione aggiornata a ieri del virus nell’Ue, che si aggiunge ai sette casi segnalati nel Regno Unito (il dato è anche in questo caso aggiornato a ieri).
In Italia altri due sospetti
Lo Spallanzani spiega che il “quadro clinico è risultato caratteristico e il monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e dissequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee”. La persona, prosegue l’ospedale, “è attualmente ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali” e “sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti”. “Altri due casi sospetti” di vaiolo delle scimmie sono in corso di accertamento da parte dei medici dell’ospedale Spallanzani. Lo rende noto lo stesso ospedale sottolineando che “al momento i tre casi osservati e gli altri casi verificatesi negli altri Paesi europei e in Nord America non presentano segni clinici di gravità”.