Nella storia del Torino e nel rapporto con la Nazionale c’è un episodio che brilla di luce perpetua: l’11 maggio 1947 l’Italia sconfisse a Torino la temibile Ungheria per 3-2.
Fu un record, mai prima e mai più dopo, nessuna rappresentativa azzurra riuscì ad identificarsi in una sola squadra. L’unica eccezione fu Sentimenti IV, il portiere che parava e batteva i rigori. Alla ripresa delle competizioni, dopo che l’Europa era stata violentata dalle granate, sfregiata dalle bombe e abbattuta dai carri armati, il c.t Vittorio Pozzo decise di costruire la nuova Nazionale attorno al “blocco Torino”. Un primato che testimoniava la schiacciante superiorità di una squadra che non aveva rivali in Italia.
L’opinione pubblica dell’epoca si arrabbiò
L’opinione pubblica fu dura e critica nei confronti del c.t, anche i giornali si schierarono contro il tecnico federale. Il Guerin Sportivo scrisse: “Diciannove squadre che pure partecipano alla vita del campionato hanno il diritto di sentirsi offese da un ‘esclusione aprioristica. E oltretutto la situazione diventa gravosa per il Torino che lavora nella domenica in cui gli altri riposano.” L’accusa è quella di non aver considerato le altre squadre del campionato, che pur avevano elementi meritevoli di essere convocati. Ma come si giunse a questo record? Puro caso, lo volle il destino.
L’episodio che portò a un’Italia granata
Pozzo doveva andare a Glasgow, in Scozia, per farsi vedere dai vertici alti della FIFA: lui, vincitore di due Mondiali e uomo di grande cultura, non è stato chiamato a costruire la squadra continentale che avrebbe affrontato la Gran Bretagna.
Parola, juventino, è l’unico convocato: il sabato a Glasgow, la domenica a Torino contro l’Ungheria. L’accordo è che il CT si sarebbe recato in Scozia con un aereo militare (in noleggio per 400 mila lire) e Parola sarebbe ritornato con lui per scendere in campo il giorno seguente a Torino, dove non aveva mai giocato.
Carlo Parola rimase a Glasgow
L’aeronautica militare francese negò però il permesso a sorvolare il suo spazio aereo, per rivendicare l’episodio in cui le autorità italiane negarono il rifornimento ad un velivolo francese atterrato in emergenza in Basilicata pochi mesi prima. Dunque Pozzo rimane a Torino, Carlo Parola invece a Glasgow. “Aspettando Godot”, potremmo dire. Godot è Pozzo, che a poche ore dal fischio d’inizio della partita si trova con un uomo in meno. Viene convocato il giovane Mario Rigamonti, che diventerà così il decimo giocatore granata su undici titolari.
“Ecco la formazione titolare: Sentimenti IV; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti II, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II.