Era il 17 settembre 1924 quando il tanto amato poeta e scrittore Luigi Pirandello pretese la tessera del Partito Fascista. Molti, durante gli anni, tradussero quel gesto come un obbligo e un dovere nei confronti di Mussolini. Ma la verità è contrastante e Pirandello lo sottolinea bene negli anni, anche quando aderì spontaneamente al Manifesto degli Intellettuali fascisti tra il 1924 e 1925.
La più grande conferma è quando il commediografo siciliano venne intervistato dietro le quinte del Teatro Argentina a Roma, durante le prove di “Diana e la Tuda”. Pur essendo Pirandello concentrato sui preparativi dell’opera, l’intervista diventa un dettagliato e chiaro encomio al fascismo e al Duce.
L’encomio di Pirandello a Mussolini
“Io sono un uomo in piedi che morirà in piedi. Quanti si credono ancora vivi e non lo sono, e bisognerebbe spazzarli, bisognerebbe sgombrare”, esordisce Pirandello. “Le camarille, le piccole congiure personali, non arrivano a spianare nessuna strada, ingombrano, inceppano, è necessario liberarsene, assolutamente, fascisticamente”.
Ma è quando l’intervistatore domanda cosa ha fatto il fascismo per l’arte che Pirandello rispose: “Moltissimo: c’è ora un fervore di opere che non ha precedenti. Del resto tutto in Italia si è rinnovato. Cinque anni di vita fascista hanno ringiovanito e trasformato ogni energia. Mussolini non trova paragoni nella storia; non è mai esistito un condottiero che abbia saputo dare al suo popolo una così viva impronta della sua personalità”.
Mussolini su Pirandello
Ma il fascismo, in particolar modo Mussolini stesso, capì fin da subito la sua grandezza e il suo animo fascista. Secondo Mussolini “Pirandello fa, in sostanza e senza volerlo, del teatro fascista: il mondo è come vogliamo che sia, è la nostra creazione”.
Non gli mancarono riconoscimenti: nel 1929 fu nominato Accademico d’Italia; nel 1934 il governo italiano lo sostenne per il Nobel della letteratura. E dopo la morte dello scrittore fu il Duce di persona a impedire che la sua casa romana, vicina a villa Torlonia, fosse venduta, infatti ancora oggi è Museo e sede dell’Istituto di studi pirandelliani. Ancora oggi, nelle scuole, non si studia in modo corretto il vero spirito del poeta siciliano e il
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