Quest’oggi è l’ottantaduesimo anniversario della morte di Corneliu Zelea Codreanu, capo del Movimento Legionario (divenuto in seguito Guardia di Ferro) nonché patriota ed eroe nazionale romeno.
L’avventura
Il 24 giugno del ’27 Codreanu convocò una riunione con i suoi fedelissimi e fondarono la Legione dell’Arcangelo Michele. Una organizzazione che sarà molto lontana dalla definizione classica di partito politico. Molto di più di questo, una comunità militante gestita e finanziata solo con l’impegno dei propri legionari. Insomma una mistica di sacrificio, attivismo, militarismo e spirito comunitario e che aveva come ideologia il nazionalismo, l’anti-bolscevismo e l’anti-capitalismo. Proprio grazie a questi valori il movimento fece breccia nel cuore di studenti, contadini, intellettuali e operai.
Il partito, sempre in ascesa nei risultati elettorali, dovette cambiare diversi nomi dato che veniva spesso sciolto. Fino alle elezioni del 1937, anno in cui la lista “Tutto per la Patria” si attestò come terzo partito con il 15,5% di voti e 66 seggi conquistati. Da qui iniziarono i problemi, dato che il Re Carol II diede l’incarico di formare il governo al Partito Nazionale Cristiano, manovrato proprio dal sovrano che nomina Cuza e Goga rappresentanti governativi con un risultato del 9,5 %. Questi ultimi dureranno 45 giorni al potere, al termine dei quali Carol II fece un golpe in cui sospese la costituzione, instaurando un regime poliziesco e sciogliendo tutti i partiti.
La repressione
Si accanì sopratutto contro la Guardia di Ferro, chiudendo tutte le sezioni e arrestando tutti coloro che propagandassero idee legionarie. Nell’aprile dello stesso anno Codreanu scrisse ed inviò una lettera a Nicolae Iorga, nuovo membro del governo. Lo ha indicato come “anima disonesta” e criticava in quanto questo aveva abbandonato i giovani. Questa lettera scaturì una repressione del Movimento ancora più evidente, con il conseguente arresto di 44 militanti. Tra loro anche il filosofo Ionescu e il padre del “Capitano”.
I legionari furono tutti rinchiusi nel campo di concentramento di Miercurea Ciuc, eccezion fatta per Codreanu. Luji fu condannato a sei mesi di reclusione per diffamazione nel carcere di Jilava. Presto furono mosse contro di lui accuse false come la sedizione, il tradimento, legami con poteri stranieri e molti altri capi d’imputazione discutibili. Lo stato lo condanna dunque a 10 anni di lavori forzati nel campo della Prigione Doftana, dove migliorano parzialmente le sue condizioni di detenzione.
La morte di Corneliu Zelea Codreanu
Il 30 novembre 1938 fu assassinato durante il “trasporto” verso un’altra struttura detentiva, insieme a lui altri 13 legionari fecero la stessa tragica fine. Vennero strangolati, gettati in un fossato e cosparsi con acido solforico. Il Maggiore della Gendarmeria Dinulescu ammise che ad architettare l’assassinio furono il re e il primo ministro Calinescu. Riconobbero anche ai gendarmi che uccisero i legionari la cifra di 20.000 Lei ciascuno.
Il funerale del patriota fu celebrato solamente due anni dopo dalla sua morte. Il “Căpitanul”, come lo chiamavano i legionari romeni, era un uomo molto religioso, altruista e generoso. Tanto da non dare valore ai soldi e ai beni materiali, che metteva a disposizione della Legione e dei bisognosi, che amava aiutare. Questo abuso da parte del sovrano e del governo rappresenta il fatto più noto della repressione governativa subita dalla Guardia di Ferro.