(Adnkronos) – Trentaquattro opere che raccontano l'universo creativo di uno dei principali interpreti del realismo magico in Italia. Paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo. Dipinti che rappresentano il nucleo principale della attività di ricerca del pittore romano Antonio Donghi che potranno essere ammirati a Roma nella mostra curata da Fabio Benzi, 'Antonio Donghi. La magia del silenzio', allestita dal 9 febbraio al 26 maggio negli spazi di Palazzo Merulana. Considerato uno dei maggiori rappresentanti del realismo magico nel nostro Paese Antonio Donghi, nato a Roma nel 1897 e morto nella Capitale nel 1963, dopo un lungo silenzio da parte dei critici è stato riscoperto impressionando gli studiosi e il pubblico a partire dagli anni Ottanta del Novecento. Le sue opere pertanto sono ora incluse nella maggior parte delle rassegne internazionali sugli anni Venti e Trenta.  L'esposizione presenta opere prevalentemente acquistate direttamente alle maggiori mostre del tempo (Biennali di Venezia, Quadriennali di Roma) o altrimenti reperite sul mercato. Il progetto espositivo presenta i nuclei più significativi provenienti dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dalla Banca d’Italia, dalla UniCredit Art Collection e dalla Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che nel loro insieme rappresentano l’intero percorso dell’artista, toccandone tutti i temi principali. In particolare la mostra propone uno dei principali nuclei pittorici rappresentati nella Fondazione Elena e Claudio Cerasi che possiede ed espone in permanenza tre fondamentali capolavori donghiani: 'Le lavandaie' (1922-23), primo vertice in assoluto del maestro; 'Gita in barca' (1934); 'Piccoli saltimbanchi' (1938). Tre dipinti particolarmente iconici (La Pollarola, Ritratto di Lauro De Bosis, Annunciata), legati in diverso modo alla collezione Cerasi, sono invece inseriti al di fuori dell'ambito delle collezioni pubbliche. Opere che consentono ai visitatori di ricostruire il percorso artistico di Donghi misurandosi con il suo metodo di lavoro ed entrando nella 'bottega' dell'artista. Un pittore che, nelle sue creazioni, propone un clima sospeso per la densità di interrogativi che pone allo spettatore, pur nella nuda realtà in cui sono presentati gli anonimi protagonisti dei quadri.  Donghi è un pittore romano nella sua natura e nella cultura dell’epoca, come emerge anche dai paesaggi della città e dei suoi dintorni. Con la sua arte contribuì allo sviluppo di quell’ottica di riscoperta di radici tradizionali, piuttosto che percorrere una strada di decostruzione formale avanguardistica. La mostra è curata da Fabio Benzi, che proprio per lo stesso museo di Palazzo Merulana, ha curato nel 2019 la mostra-studio 'Giacomo Balla, dal Futurismo astratto al Futurismo iconico'. La mostra è stata realizzata grazie al sostegno del Main Sponsor UniCredit, che ha anche contribuito con sedici importanti prestiti delle opere di Donghi, provenienti dalla collezione esposta a Palazzo De Carolis, sede di rappresentanza del gruppo bancario a Roma, ed è prodotta da CoopCulture.  —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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