Sono passati 11 anni dalla morte di Stefano Cucchi, il giovane che era sottoposto a custodia cautelare, fermato una settimana prima da cinque carabinieri che lo videro in possesso di alcune dosi di hashish.

Una morte che fa ancora discutere, il caso ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica a seguito della pubblicazione delle foto dell’autopsia, poi riprese da agenzie di stampa, giornali e telegiornali italiani. Ha indignato e smosso cause di solidarietà inerenti alla tutela dei diritti civili e umani.

Stefano Cucchi, venne fermato e portato in caserma il 15 ottobre, trovato in possesso di dodici confezioni di hashish un totale di 20 grammi, tre confezioni di cocaina e un medicinale per curare l’epilessia, malattia da cui Cucchi era affetto.

Il giorno dopo si tenne l’udienza per la conferma del fermo in carcere e già durante il processo ebbe difficoltà a camminare e a parlare e mostrò inoltre evidenti ematomi agli occhi.

Morì all’ospedale Sandro Pertini e al momento del decesso pesava solamente 37 kg.

Dopo la morte, il personale carcerario ha sempre negato violenze su di lui e addirittura gli sono state mosse accuse calunniose di anoressia, tossicodipendenza e sieropositività.

Un lungo processo contro medici e agenti penitenziari, e un secondo per omicidio preterintenzionale fino all’inchiesta di depistaggio e a un nuovo processo che avrà la sua prima udienza il prossimo 12 novembre.

Manifestazioni di solidarietà, film, libri e citazioni musicali per il giovane che non ha mai ricevuto giustizia. Un caso che avuto una grande visibilità mediatica, con forte impatto sull’opinione pubblica italiana.

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