Alice in Borderland è tratta dal manga di Haro Aso, traformato nell’occasione in una serie netflix che conta due stagioni da otto episodi. Un mix tra il mondo dei videogiochi e il fantasy, esasperati in game per la sopravvivenza.
Squid Game è il predecessore assoluto, che ha sdoganato questo stile tutto giapponese intriso di crudeltà e realtà. E che ha “spinto” al successo danche la storia di Arisu ed amici, impegnati da un momento all’altro nell’affrontare giochi macabri al solo scopo di sopravvivere.
La trama di Alice in Borderland
Il protagonista, dall’inizio alla fine, è Ryohei Arisu. Un ragazzo come tanti, abbastanza annoiato dalla vita e che colma ciò che gli manca con i videogiochi. Arisu ha abbandonato l’università, nonostante sia molto intelligente.
Proprio in un giorno qualunque, mentre è con i suoi amici, Arisu e soci sono costretti a nascondersi dalla polizia. Da lì inizia una nuova vita: uscendo dalla costruzione in cui si sono nascosti trovano una Tokyo apparentemente completamente deserta.
Immediatamente i tre amici, cercando di capire cosa fosse successo, sono arruolati contro la loro volontà a partecipare a un gioco. Un game, la parola chiave di tutta la serie. Ben presto scoprono che i game sono fattibili, ma in gioco c’è la loro vita e quella delle persone che vi partecipano, a volte costringendoli a scegliere chi deve vivere e chi no.
Alice in borderland, perchè guardarla
Da qua il concept è molto simile a Squid Game, quando giochi sai che ne va della tua vita. Anche qui non saprai il perchè, ma a differenza della serie precedente sei obbligato a giocare per guadagnarti il “visto” e continuare a vivere in questa “nuova Tokio”. Sì, perchè tutti i game hanno una carta da gioco che lo rappresenta e, superandolo, otterrai i giorni extra per non morire. Non c’è altra via d’uscita, se non il suicidio.
Le prove da superare sono sempre più difficili con l’avanzare degli episodi, l’attenzione dello spettatore cresce quindi ogni episodio. Nascono nuove amicizie e amori, in questo mondo crudele che, però, tante volte è rapportato al mondo “normale”. Sono tanti i “cittadini” di questa nuova Tokio a chiedere ad Arisu se davvero il mondo da cui proviene non fosse ugualmente senza scrupoli.
Violenza sì, ma tante riflessioni
Come detto, Alice in Borderland non si risparmia certo sulla violenza, sul sangue e sulla cattiveria. Ma in questo mondo, in cui proprio la violenza a detta le regole, per sopravvivere a molti game c’è la necessità di avere degli alleati. Perchè non solo i game sono rappresentati da carte da gioco, ma a seconda del seme della per sopravvivere saranno necessarie diverse qualità: gruppo, forza, ingegno, lavoro di squadra.
Alice in Borderland è una serie bella da vedere, grazie soprattutto al gran lavoro di registi e fotografia. Non solo trash/splatter (di cui i giapponesi sono maestri), ma un ottimo reparto tecnico fa sì che lo spettatore si trovi davanti a un mondo che fa paura proprio perché sembra reale.
Bisognerà arrivare alla fine delle due stagioni per capire cosa è successo. O almeno così sembra… Però tra azione, critiche sociali e analisi dei rapporti umani… sicuramente merita una visione!