(Adnkronos) –
Temperature miti e una primavera che già bussa alla porta a fine febbraio. Ed ecco che starnuti, occhi lucidi, congiuntivite e asma iniziano a farsi sentire. Se il cambiamento climatico appare difficile da fermare come ci si può difendere da questa stagione di allergie anticipata? "E' strainiziata e la prevenzione deve cominciare in età pediatrica, in quanto sicuramente esiste una predisposizione genetica alle allergie, ma non solo. Bisogna considerare che gli allergeni entrano nel nostro organismo anche attraverso la mucosa respiratoria ma soprattutto attraverso la mucosa intestinale, che nei primi mesi di vita è molto permeabile favorendo il passaggio di grandi molecole. Per fare in modo che le pareti della barriera intestinale si sviluppino in modo adeguato e non permettano il passaggio di molecole come gli allergeni, bisogna prestare attenzione agli alimenti che costituiscono la dieta del bambino". Lo spiega all'Adnkronos Salute Mauro Minelli, specialista in allergologia e immunologia e responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzate. "A tal proposito numerosi studi hanno confermato la necessità di inserire alimenti come l’uovo, il grano dopo il sesto mese di vita quando la barriera intestinale si è già sviluppata – rimarca Minelli – Importante dunque è curare il nostro microbiota, in quanto i batteri presenti nell’intestino dei bambini nelle prime settimane di vita extrauterina, se non adeguatamente calibrati, potrebbero influenzare lo sviluppo del sistema immunitario e predisporre ad un maggior rischio di sviluppare allergie ed altre disfunzioni". Secondo dati statistici recenti, in Italia "gli allergici rappresenterebbero circa il 20% della popolazione, ed il fenomeno appare in crescita costante soprattutto tra i più giovani e le donne. Inoltre, secondo ricerche validate dalle principali società scientifiche di riferimento, il 50% delle persone riferisce di aver avuto almeno una volta nella vita un disturbo di origine allergica. Già negli anni passati c’era chi aveva stimato ('Pediatrics', 2006) che, in questo nostro tempo, un bambino su due sarebbe stato allergico – osserva l'immunologo – Il ruolo dell’ereditarietà è determinante: un bambino con genitori non allergici ha il 12% di possibilità di manifestare disturbi allergici. Se solo uno dei genitori è allergico, la possibilità per il bambino di sviluppare un’allergia sale a circa il 20%, che diventa il 50% nel caso in cui entrambi i genitori dovessero essere allergici, per aumentare addirittura fino all’80% nel bambino con madre e padre allergici e sintomatici". Tornando sull'anticipo della stagione allergenica, Minelli spiega che "con l’aumento del riscaldamento globale, la fase di pollinazione delle piante arboree ed erbacee inizia prima e dura di più con una conseguente maggiore disponibilità di allergeni pollinici aerodiffusi che potranno persistere in atmosfera per tempi decisamente più lunghi di quelli ai quali fino ad ora eravamo abituati. A intervenire su questi elementi certamente critici per gli allergici è soprattutto l’innalzamento della temperatura, ma poi anche gli inquinanti atmosferici, la diffusione di nuove piante per uso ornamentale o produttivo, le diverse modalità di utilizzo e di trattamento del suolo". I pazienti affetti da allergie "possono oramai contare sull’impiego, oltre che di farmaci convenzionali, anche di probiotici e di prodotti di derivazione batterica, i cosiddetti post-biotici. Che, tuttavia, andranno opportunamente discriminati e selezionati tenendo certamente conto dell’appartenenza filogenetica e delle doti funzionali dei batteri probiotici, ma soprattutto delle esigenze specifiche del singolo soggetto – suggerisce l'mmunologo – E, da una letteratura scientifica oramai molto ampia, è possibile desumere che un contatto precoce con batteri probiotici può aiutare l’organismo a non sviluppare un’ipersensibilità allergica. In realtà, già agli inizi degli anni 2000 una serie di studi dimostravano la capacità preventiva dei probiotici nei confronti dell'insorgenza di manifestazioni allergiche precoci in bambini a elevato rischio genetico di sviluppare allergie". "Quindi rimangono certamente da considerare i presidi terapeutici di base a supporto delle comuni allergopatie come la rinite, la congiuntivite, l’asma o gli equivalenti asmatici che si manifestano per lo più con tosse, respiro sibilante e possibile dispnea, disturbi per i quali sono oggi disponibili, oltre agli antistaminici e ai cortisonici topici e/o sistemici, anche alcuni anticorpi monoclonali specificamente orientati contro bersagli sensibili responsabili delle manifestazioni allergiche. Ma non trascuriamo le potenzialità che dalla corretta manipolazione della microflora intestinale possono derivare nel regolare e sostenere le funzioni del sistema immunitario, partendo magari dalla prevenzione", conclude. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)