Il 28 ottobre scorso a Rivoli Annalisa D’Auria, trentaduenne di Nocera Inferiore ma residente nella città alle porte di Torino, veniva accoltellata in cucina dal suo compagno Agostino Annunziata. A distanza di un mese dalla scomparsa di Annalisa, al fine di tenere vivo il dibattito sulla violenza sulle donne, pubblichiamo le note pubblicate su Facebook dall’Avvocato rivolese Federico Depetris.
“La grave tragedia avvenuta a Rivoli ci impone a tutti delle riflessioni. Le cronache ogni giorno ci raccontano di omicidi di donne per mano dei loro compagni o mariti, di violenze ed abusi. Come possiamo prevenire queste condotte criminali? C’è un modo per salvare queste vite?
Nel corso della mia attività professionale ho difeso decine di donne maltrattate, ma anche di uomini maltrattanti. Pur non avendo risposte definitive e basandomi solo sulla mia esperienza diretta (che quindi ha un valore del tutto relativo) ho capito che…
Aumentare le pene non serve a nulla
Il soggetto maltrattante agisce “d’istinto” e non pensa alle conseguenze dei suoi gesti. Sono fatti illeciti per i quali le pene (giustamente severissime) non riescono ad avere una funzione deterrente;
La prevenzione è possibile, ma costa e le risorse in campo sono poche
L’estensione dell’utilizzo del braccialetto elettronico e l’ampliamento dei servizi di accoglienza per le donne maltrattate ed in difficoltà economiche possono essere misure idonee ad assicurare protezione e sicurezza alle donne maltrattate. Dobbiamo investire di più.
Esistono percorsi riabilitativi per i soggetti maltrattanti
Non so dire se funzionano. Sono ancora poco diffusi e non ho avuto modo di poterne valutare l’efficacia. So, però, che costano e non poco. Questo costituisce un limite all’accesso di tali percorsi. In ogni caso, credo che tali percorsi abbiano una qualche utilità se il soggetto che coltiva agiti maltrattanti vi intenda partecipare volontariamente.
Le ragioni profonde delle condotte maltrattanti andrebbero indagate in profondità e senza preconcetti
Nel tempo sono arrivato a pensare che chi arriva ad aggredire la propria compagna, ad esempio, perché geloso, sia, sostanzialmente, un soggetto impotente (nel senso che non coltiva in sé alcuna forza di volontà), insicuro, debole, che sfoga le sue paure e frustrazioni sulla donna che lo ha “tradito” perché incapace di immaginarsi senza di lei. Sia chiaro, a nessuno piace sapere che il proprio compagno o compagna abbia relazioni con altre persone. A tali fatti la reazione di un Uomo (come di una Donna) deve essere quella di guardare avanti nella certezza che troverà eventualmente un’altra compagna di vita o che comunque la sua esistenza non inizia e termina con una relazione, ma, appunto prosegue. Chi arriva ad uccidere la propria compagna è perché non ha volontà e la forza di guardare oltre. Chi pensa, quindi, che gli agiti maltrattanti siano legati, in qualche modo, ad errati modelli educativi “virili”, credo sbagli. È esattamente il contrario. Chi uccide la propria ex compagna è un debole che non ha ricevuto (o non ha in sé) alcun coraggio; egli è un soggetto del tutto privo di autostima ed incapace di immaginarsi senza una donna al suo fianco. Su, quindi, un diverso modello educativo e culturale credo si possa lavorare nelle scuole, nello sport etc. Purtroppo non basta ripetere a tutti che le donne vanno rispettate, che non bisogna sfiorarle nemmeno con un fiore,.etc. Bisogna fare di più. Bisogna educare gli Uomini ad essere Uomini, capaci di affrontare le avversità della vita con coraggio, nel rispetto di se stesso e degli altri, capaci di trovare risorse dentro di sé per affrontare i cambiamenti ed i fallimenti.
Discorso speculare vale anche per le Donne
Se il vostro compagno vi maltratta, è violento, aggressivo, non vi rispetta etc, non abbiate paura di quello che verrà, delle difficoltà economiche, lasciatelo. Abbiate amore per voi stesse e lasciate l’uomo che vi umilia, non c’è nulla da salvare in una relazione in cui siete spiate, controllate, picchiate minacciate etc. Tanto non cambierà, ormai è troppo tardi. Salvate la vostra dignità e la vostra vita.
La triste storia di Rivoli ci lascia una vita spezzata ed una bambina di tre anni orfana ed una di nove anni senza più una mamma. Possiamo e dobbiamo tutti fare di più, per Annalisa che ormai non c’è più e per tutte le altre donne che purtroppo continueranno a morire.”