Chiara Appendino è stata condannata a un anno e mezzo, nel processo con rito abbreviato per i tragici fatti del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo. Il giudice le ha inflitto una condanna a 1 anno e 6 mesi (due mesi in meno rispetto a quanto richiesto dalla Procura). Stessa condanna per gli altri 4 imputati (un quinto aveva in precedenza patteggiato).
Riconosciuti colpevoli e condannati anche loro a un anno e sei mesi. L’ex questore di Torino Angelo Sanna, l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, il dirigente di Turismo Torino Maurizio Montagnese ed Enrico Bertoletti, un professionista che si occupò di una parte della progettazione.
Tragedia Piazza San Carlo, i fatti:
I fatti in contestazione si riferiscono alla sera del 3 giugno del 2017. Quando in piazza San Carlo, durante la proiezione sul maxischermo della finale di Champions League Juventus-Real Madrid, si scatenarono tre ondate di panico: due donne persero la vita (Erika Pioletti, 38 anni, e Marisa Amato, di 65) e oltre 1.600 tifosi rimasero feriti, soprattutto a causa dei tanti cocci di bottiglia disseminati nel salotto elegante della città.
A seguito della condanna Appendino sulla propria pagina Facebook ha scritto:
“Come sapete, ho sempre cercato di comunicare con tutti voi in modo diretto e sincero. E così vorrei fare anche in questo giorno difficile. Il 3 giugno del 2017, durante la proiezione della finale Juventus-Real Madrid. Una banda di quattro rapinatori, armati di spray urticante, si introdusse in mezzo alla folla e lo spruzzò per rubare collane e orologi preziosi. Questo gesto scellerato scatenò il caos che portò a molti feriti e alla morte di due persone. I quattro sono già stati condannati a 10 anni per omicidio preterintenzionale, anche in appello. Oggi, in un altro processo, la stessa Giudice ha condannato me (insieme ad altre 4 persone) a 1 anno e 6 mesi per una serie di reati colposi legati a quei fatti. È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto”.
La tesi dell’accusa:
“La tesi dell’accusa – continua il post della Sindaca – oggi validata in primo grado dalla Giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perchè è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca. Non ve lo nascondo, questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale”.
“E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me. Con la stessa sincerità vorrei aggiungere ancora una cosa: a questi sentimenti, oggi, si somma anche una sensazione di amarezza. Perchè se è vero che la carica istituzionale che ricopro comporta indubbiamente delle responsabilità, alle quali non ho alcuna intenzione di sottrarmi, è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto – folle – di una banda di rapinatori. Proprio sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione. Concludo questo messaggio con un grazie a tutte le persone che mi sono state vicine, soprattutto in questi giorni, e ai miei legali, fiduciosa di riuscire a far valere le nostre tesi nei prossimi gradi di giudizio”.
La seconda condanna per la sindaca di Torino
Si tratta del secondo verdetto negativo per la prima cittadina. Lo scorso settembre era stata condannata a sei mesi per falso in atto pubblico in relazione alla vicenda Ream (un debito di cinque milioni di euro sparito dal bilancio di previsione del 2016).