(Adnkronos) – La polizia australiana ha dichiarato di aver incriminato Naveed Akram, accusato di aver aperto il fuoco durante un evento ebraico sulla Bondi Beach di Sydney, di 59 reati, tra cui terrorismo. L’attacco di domenica durante la celebrazione dell’Hanukkah ha ucciso 15 persone e ne ha ferite decine.Â
Akram, 24 anni, gravemente ferito e risvegliatosi ieri dal coma, ha compiuto l’attacco insieme al padre, Sajid, ucciso sul posto. Akram rifiuta di essere interrogato dagli investigatori, riporta il Sydney Morning Herald.Â
Intanto il premier del Nuovo Galles del Sud in Australia, Chris Minns, ha dichiarato dopo il funerale del rabbino Eli Shlanger che proporrà modifiche alla politica sul possesso di armi. “Il Parlamento discuterà modifiche urgenti la prossima settimana”, ha dichiarato. “La legge limiterà la quantità di armi che possono essere possedute, riclassificherà le tipologie di armi e ridurrà la capacità del caricatore per i fucili da caccia”.Â
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Il presidente Ferdinand Marcos Jr. “respinge con forza” la “descrizione fuorviante delle Filippine come hotspot per l’addestramento dello Stato Islamico”. Lo ha rimarcato la portavoce, Claire Castro, come riporta The Philippine Star, mentre proseguono le indagini delle autorità australiane dopo la strage di Bondi Beach. Per le Filippine, “non ci sono prove confermate che dimostrino che i soggetti coinvolti nei fatti di Bondi Beach abbiano ricevuto una qualsiasi forma di addestramento nelle Filippine” e “non è stata fornita alcuna prova a sostegno delle affermazioni secondo cui il Paese è stato utilizzato per l’addestramento al terrorismo”.Â
Ieri Manila ha confermato che Sajid Akram e il figlio Naveed, ritenuti responsabili per l’attacco costato la vita ad almeno 15 persone, erano stati nella zona di Davao, sull’isola di Mindanao, dal primo al 28 novembre.Â
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