Anche a Milano l’autocertificazione per gli spostamenti non ha avuto ragione, davanti al giudice. Un’altra sentenza che va contro i Dpcm di Conte, dando ragione a chi si è ribellato o ha contestato eventuali multe.
Un 24enne era finito sotto processo per falso, poiché aveva dichiarato con un’autocertificazione di rientrare a casa da lavoro. In seguito i controlli lo hanno smentito, ma nel tribunale è stato assolto.
Il fatto è accaduto a Marzo 2020, in pieno lockdown. La sentenza è di pochi giorni fa. Il ragazzo è stato fermato per un controllo alla stazione di Cadorna, a Milano. Un agente ha inviato una e-mail al titolare dell’esercizio dove aveva dichiarato di lavorare, per verificare la giustificazione data. Dalla mail di risposta si è saputo che era realmente il suo posto di lavoro, ma quel giorno e quell’ora non cambaciavano con i turni settimanali.
Autocertificazione spostamenti, la sentenza che assolve la ‘bugia’
Il giudice di Milano ha assolto il giovane perchè “l’obbligo di dire la verità non è previsto da alcuna norma di legge”. E, anche se ci fosse, sarebbe “in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo”, previsto dalla Costituzione. Il gup ha così accolto la richiesta della procura di Milano di assoluzione “perché il fatto non sussiste“.
Questa alternativa di scelta tra il vero (rischio multa) e il falso (cercare di non farsi multare) “contrasta con il diritto di difesa”. Altrimenti, si legge ancora nella sentenza, si dovrebbe sostenere che “il privato sia obbligato a dire il vero” nell’autodichiarazione “pur sapendo che ciò potrebbe comportare la sua sottoposizione a indagini”.
Non è la prima sentenza ad assumere questo taglio. Avevamo parlato qui del tribunale di Reggo Emilia che aveva ritenuto illegittimo il dpcm.