Riceviamo e pubblichiamo il grido di dolore di Giulia Magro, commerciante e residente del quartiere Barriera di Milano. La missiva è destinata, dagli intenti della scrivente, “a giornali e istituzioni”. L’intento è di denunciare le crescenti attività illecite alla luce del sole nel quartiere di Barriera di Milano.

La lettera aperta di Giulia Magro, commerciante di Barriera

“Buongiorno sono la Signora Magro Giulia cittadina, residente e commerciante in Barriera di Milano. Vorrei comunicare che purtroppo è da gennaio 2022 che in Barriera, nell’area tra corso Vercelli, via Renato Martorelli e vie limitrofe, sono in corso continui furti alle attività commerciali. Di ogni tipo a qualsiasi ora del giorno e della notte.

A tutt’oggi le cronache riportano azioni delittuose, pestaggi in strada, furti ai danni di commercianti che sono ostaggio della criminalità. Una situazione che definirei drammatica sotto il profilo sociale e della sicurezza”.

Il testo prosegue con l’accusa diretta al mondo della politica che, secondo la Magro, “ha abbandonato il quartiere dopo la passerella mediatica della campagna elettorale”.

“La campagna elettorale è finit e con essa la passerella di politicanti a uso e consumo mediatico del consenso. Ci avete abbandonato nell’indifferenza totale. I cittadini di barriera pagano le tasse come gli altri ma vengono considerati cittadini di serie B. Dove le tasse pagate non vengono reinvestite in servizi. Allora perché continuare a pagarle?”.

E ancora: “l’illuminazione nelle strade è carente. Anche le forze dell’ordine di notte fanno difficoltà a distinguere i delinquenti, anche se i tecnici dell’Iren continuano a dire che per loro va bene.
Ma il problema più grande è l’insicurezza che i cittadini devono sopportare tutti i giorni e le notti. Io ho subito un furto in data 30 aprile 2022. La polizia è intervenuta tempestivamente ma non ha colto il ladro in flagranza. Ho fatto denuncia e consegnato le immagini come già fatto da altri commercianti. Dalle stesse immagini si identificava senza ombra di dubbio il malvivente. Tuttavia, anche identificandolo bene, per la nostra legge sembra non siano punibili perché non colti in flagranza di reato. Questo è assurdo”.

“Le domande che mi pongo sono: a cosa servono le immagini? Perché le forze dell’ordine e la Procura torinese, proprio usando le immagini, arrestano giovani studenti incensurati per una manifestazione sulle proteste dell’alternanza scuola e lavoro, usando metodi repressivi violenti come il carcere, e chi rapina, ruba, spaccia, può agire in forza di una legittimazione del sistema giudiziario?”.

“Dopo aver subito il furto il lunedì seguente riconosco il personaggio che era dentro al mio negozio, chiamo la polizia che interviene ma non lo trovano. Addirittura faccio foto e filmato, vedendo anche l’indirizzo dove risiede, ma sempre la legge, ossia i poliziotti, mi dicono che il soggetto potrebbe essere innocente, pur avendo le immagini che lo identificano. Da qui la rabbia della commerciante: Considerando che ti senti sempre dire le stesse cose dalle forze dell’ordine, tipo: “per questi reati non si fanno la prigione perché non beccati in flagranza di reato, oppure bisogna denunciare l’accaduto non nascondersi”.

E infine: “Sapete perché i cittadini non denunciano? Perché oltre al danno subiscono pure la beffa: fare la coda sentirsi dire delle cose del genere ti fa capire che purtroppo la legge è stata fatta per i delinquenti e non per le persone oneste.
Perché continuare a pagare le tasse per essere trattati in questo modo? Chiediamo un intervento reale concreto, tangibile delle forze dell’ordine, polizia municipale, che ha autorità sulla gestione e prevenzione dell’ordine pubblico in barriera, per affrontare questa criminalità ormai arrivata all’esasperazione tra spacciatori, scippi, aggressioni, furti, ecc.

Dimenticavo – conclude la Magro – che alla scuola Marchesa in Corso Vercelli sono entrati sedici volte facendo ingenti danni. Ci si deve muovere e non aspettare oltre. Barriera non è un ghetto, ci abitano persone oneste che hanno lavorato una vita per avere una casa, un’attività, per costruirsi un futuro. Io ed altri – infine – non molliamo, non demordiamo, continueremo a denunciare ed essere il megafono di Barriera. Andremo avanti – promette – fino a quando qualcuno ci ascolterà”.

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