Sulla ‘carta’ era un opificio con solo tre dipendenti regolarmente assunti, in pratica era un laboratorio tessile con quasi venti lavoratori in nero. La trasformazione è avvenuta per approfittare dell’emergenza pandemia e produrre a ritmi serrati mascherine e camici monouso.
I locali in questione erano siti in Barriera di Milano, precisamente in corso Vercelli, e lavoravano per conto di una azienda di Cuneo che forniva i materiali per lavorare. Il blitz è avvenuto con gli agenti della divisione polizia amministrativa, che entrando nel laboratorio hanno trovato i lavoratori tutti cinesi impegnati nella produzione.
I titolari stessi, di ciò che doveva essere un opificio, sono di nazionalità cinese. Il locale di ampia metratura era provvisto di tutti i macchinari per produzione e confezionamento, naturalmente non era rispettato alcun protocollo di sicurezza, sia dal punto di vista dell’emergenza Covid che dal punto di vista prettamente strutturale.
I lavoratori clandestini arrivavano dalla zona del milanese appositamente per sfruttare il business che si è creato con la pandemia. Il titolare è stato denunciato per omissione colposa di cautela o difese contro disastri o infortuni sul lavoro, dovrà rispondere anche per aver occupato lavoratori senza permesso di soggiorno, per non aver garantito loro sicurezza e per la carenza di documentazione in regola: già in passato aveva violato la normativa sul lavoro.