(Adnkronos) – L’emendamento sull’oro detenuto dalla Banca d’Italia come “una tempesta in un bicchiere d’acqua” forse per distrarre l’attenzione dai temi economici di maggiore rilievo. Così in un’intervista all’Adnkronos Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Société générale, già membro del comitato esecutivo della Bce tra il 2005 e il 2011, sulla proposta di modifica di Fratelli d’Italia alla manovra. 

“Già altre due volte, nel 2005 e 2019, i governi di allora avevano proposto modifiche simili con l’intento di tassare i capital gain dell’oro. Le proposte non passarono, e nel primo caso la legge fu addirittura abrogata. Mi sembra una tempesta in un bicchier d’acqua, forse per deviare l’attenzione da un dibattito un po’ più serio sull’economia e sulle finanze pubbliche italiane”, osserva l’autorevole economista in passato finito nella rosa dei papabili per la guida del ministero dell’Economia. 

“Non si capisce l’intento” di un emendamento che dica che l’oro è del popolo italiano, “per questo la Bce chiede chiarimenti alla proposta italiana”, afferma, spiegando che “lo Stato italiano è già azionista della Banca d’Italia, pertanto le attività a bilancio sono di proprietà dello Stato”. Tuttavia, prosegue, “lo Stato non ne può disporre perché queste attività sono detenute e gestite a fronte di passività in euro emesse dall’Eurosistema che circolano nell’Unione monetaria. Peraltro, perché si parla solo dell’oro, e non anche le altre riserve valutarie che sono a bilancio della Banca d’Italia?”. 

Quanto al rischio collisione con le norme Ue sarebbe da appurare alla luce dei necessari chiarimenti sul progetto di FdI. “Le norme comunitarie regolano la detenzione e la gestione delle riserve valutarie, tra cui l’oro, che è competenza dell’Eurosistema, di cui fa parte la Banca d’Italia, non riguardano la proprietà di queste riserve”, rileva Bini Smaghi. L’iniziativa pone dunque una serie di interrogativi. “La questione da chiarire è se una volta che viene scritto nero su bianco che la proprietà dell’oro è del popolo (perché non dello Stato?) che cosa implica per la detenzione e la gestione? Cambia qualcosa o no? Se non cambia niente, perché fare questo emendamento?”, si domanda. 

Una proposta ad ogni modo da maneggiare con prudenza per non rischiare di soffiare sul fuoco del sovranismo anti-euro. “Non mi sembra ci sia più, nemmeno in Italia, l’intenzione di rimettere in questione l’appartenenza all’euro anche se qualcuno magari ci spera ancora”, dice Bini Smaghi, in conclusione però ricordando il precedente della proposta dei mini Bot di alcuni esponenti della Lega alla fine del decennio passato: “emessi dal Tesoro che avevano valore legale: sembrava una proposta innocua ma creava un problema di compatibilità con l’euro”. (di Luana Cimino) 

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