Il crypto winter in atto ormai dalla fine dello scorso anno non accenna ad allentare il suo rigore. Tutti i principali token continuano a navigare su livelli di prezzo gravemente inferiori ai massimi storici, a partire da Bitcoin ed Ethereum. In attesa di una schiarita, che continua a non arrivare, andiamo a vedere quali sono i motivi che stanno zavorrando le criptovalute, per cercare di avere un quadro della situazione anche in vista dell’immediato futuro. Lo facciamo con il supporto del sito di riferimento sul tema, criptovalute24.com.

Il crollo di FTX

Come ben sa chi segue il settore dell’innovazione finanziaria, nel corso degli ultimi mesi si è verificata una lunga serie di crac. Se quello di Terra (LUNA) è giunto alla stregua di un fulmine a ciel sereno, quello di FTX, il quale sta caratterizzando la discussione ormai da giorni, era invece ampiamente prevedibile.
La politica portata avanti da Sam Bankman-Fried, amministratore delegato dell’exchange fallito, aveva già sollevato grandi dubbi negli analisti più accorti. Ad essere difficile da immaginare era però la consistenza della bancarotta di FTX, che sta contagiando l’intero settore, proprio in conseguenza dei rapporti detenuti con molte altre aziende.
A fare il resto è stata poi la condotta al minimo spregiudicata di quello che soltanto qualche mese fa era considerato una sorta di oracolo. Una condotta sulla quale stanno ora indagando le forze di polizia non solo statunitensi e che potrebbe riservare non poche sorprese agli inquirenti, soprattutto alla luce dei rapporti di Bankman-Fried con il Partito Democratico.

Una vera e propria crisi di credibilità

Il crollo di FTX rischia di essere epocale. Non a caso si è iniziato a parlare di “momento Lehman Brothers” per il settore crypto, con un preciso riferimento al crac dell’istituto bancario statunitense che nel 2008 dette il via alla crisi economica da cui gran parte del mondo è poi uscita con grande fatica.
Oltre alle dimensioni della voragine creata, già al momento superiore ai dieci miliardi di dollari, a fare paura è la crisi di credibilità che ormai zavorra l’industria delle criptovalute. Tra una truffa e l’altra, ormai sono troppi i casi di aziende che hanno tradito la fiducia degli investitori. Già nel caso di un altro clamoroso crollo, quello di Mt. Gox (2014), del resto, in molti avevano consigliato a restare lontani da un settore in cui i comportamenti opachi sono all’ordine del giorno.
Per capire meglio di cosa si stia parlando, basterebbe ricordare la discussione sollevata qualche mese fa da Coinbase. L’azienda, dopo essersi quotata al Nasdaq, ha iniziato a dare segnali di declino sempre più forti. Ad acuire le preoccupazioni è poi giunta un’improvvida comunicazione societaria, la quale prefigurava in caso di fallimento l’utilizzo delle criptovalute detenute sui conti per le procedure fallimentari. A chiarire meglio il senso del messaggio è stato un noto commentatore di Twitter, CryptoWhale: “In altre parole, quando alla fine falliranno, useranno la tua criptovaluta per salvarsi”.
Con premesse di questo genere non solo non stupisce la crisi in atto, ma sembra allontanarsi anche la possibilità di una sua rapida risoluzione.

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