Un venerdì triste e di forte preoccupazione per l’Abet Laminati SPA: si sono infatti spente le caldaie e i forni della storica azienda braidese di viale Industria. E’ stata la prima giornata di cassa integrazione, chiesta dalla dirigenza per combattere i costi dell’energia sempre più elevati. E per contrastare il momentaneo calo di ordini.
Ovviamente i lavoratori sono molto preoccupati per il loro futuro e per il futuro dell’azienda che è sempre più in bilico, come del resto nella maggioranza delle aziende italiane. Enrico Cabutto e Ugo Bigongiari, rappresentanti sindacali della Cgil e della Uil, commentano spiegano la situazione: “L’azienda ci ha comunicato che ha scelto di fare queste giornate di cassa, per contrastare questo momento complesso, in cui le bollette aumentano quotidianamente, mettendo tutte le maestranze (operai e impiegati) in cassa integrazione, a partire da domani. Dalla settimana successiva la chiusura per cassa avverrà tutti i lunedì; ai dipendenti è stata data anche la possibilità di usufruire di ferie pregresse oppure di riposi compensativi”.
E concludono: “Purtroppo l’Abet non rinnoverà i contratti ai 39 lavoratori somministrati il cui periodo lavorativo è in scadenza; solo 4 di loro saranno ancora confermati per sopperire al calo di produzione derivante dalle giornate di cassa». L’Ad Ettore Bandieri, amministratore della storia azienda braidese che conta 800 dipendenti, spiega: «Abbiamo dovuto scegliere la cassa integrazione, che abbiamo pianificato al lunedì, per poter effettuare un fermo di caldaie e forni nel weekend, in modo da realizzare un risparmio energetico significativo». E conclude: «In tutti gli altri giorni si continuerà a lavorare sui tre turni, normalmente, anche se il mercato dei primi 9 mesi ha fatto registrare una diminuzione degli ordini, giustificata dai magazzini di molti clienti (ad esempio i produttori di mobili) sono ancora pieni di materiali, stoccati nella scorsa primavera”.