(Adnkronos) – Non solo anoressia, bulimia e binge eating disorder o disturbo da alimentazione incontrollata. Ci sono anche il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo, il disturbo da ruminazione e la pica, ossia l'ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive quali terra, sabbia, carta, gesso, legno o cotone. L'elenco dei Dna, disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, si allunga sempre di più. E accanto ai più noti, crescono "i nuovi disturbi alimentari che partono da comportamenti improntati al salutismo e si trasformano in malattia quando diventano limitanti per la vita sociale e il benessere personale, come l'ortoressia e la vigoressia. Sempre più diffuse già in adolescenza", aumentano poi "anche altre forme di comportamenti alimentari disfunzionali come la drunkoressia" e cioè il digiunare per bere più alcol, "la night eating syndrome" con abbuffate notturne, "e tutte le forme di sovrappeso e obesità alla cui base è presente un disagio psichico più o meno marcato". E' il quadro tracciato dalla Sinpia, la Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, alla vigilia della Giornata nazionale del fiocchetto lilla che si celebra domani, venerdì 15 marzo. I Dna affliggono oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo e più di 3 milioni in Italia, pari a circa il 5% della popolazione: l'8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia (dati Osservatorio Aba e Istat), ricorda la Sinpia. Secondo una recente ricerca a cura dell'Istituto superiore di sanità, che ha coinvolto i centri del Servizio sanitario nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, su oltre 8mila utenti il 90% è femmina; il 59% ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6% ha meno di 12 anni. Le diagnosi più frequenti sono di anoressia nervosa (42,3% dei casi), bulimia nervosa (18,2%) e binge eating disorder (14,6%). Un disagio che compare sempre prima e che Covid ha aggravato pesantemente. "Negli ultimi anni queste patologie colpiscono sempre di più, con un aumento preoccupante negli anni successivi alla pandemia da Covid-19, e presto, soprattutto le ragazze, con esordio sempre più precoce, anche prima della preadolescenza", afferma Renato Borgatti, direttore Sc Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza della Fondazione Mondino Irccs di Pavia, università di Pavia e membro Sinpia. "Negli ultimi 3 anni – rimarcano gli esperti – la pandemia da Sars-CoV-2 ha avuto un forte impatto sull'incidenza dei Dna, sul tasso di ospedalizzazione e sulla gravità della sintomatologia. E' stato infatti riscontrato un peggioramento dei sintomi tipici dei disturbi dell'alimentazione, di ansia e depressione. Secondo un recente studio sugli adolescenti italiani", interpellati con un questionario online da aprile a luglio 2021, "nel 51% dei casi sono stati registrati sintomi riferibili alla sfera alimentare nel periodo post Covid (terzo lockdown)". Un adolescente su 2, quindi. Vittima di "un deterioramento generale" che "potrebbe essere attribuito al ridotto accesso alle cure, ai cambiamenti nella routine quotidiana e all'isolamento sociale". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)