Leggo in queste ore sperticati elogi rivolti all’ex Presidente della BCE ed ex banker di Goldman Sachs proferiti da Colleghi, conoscenti ed ex militanti appartenuti – in un tempo fortunatamente remoto – alla mia stessa parte politica che, ostentando il tipico servilismo dell’acclamatore di professione, ufficializzano la loro submissio a colui che, dopo l’Uomo con il Loden, incarna il più fedele gregario degli interessi antinazionali del mondo della finanza internazionale.

Mi incuriosiscono particolarmente le incondizionate aperture di credito fondate sulla sussistenza di, non contestabili, titoli accademici, quasi che questi costituissero presupposto certo di una gestione ottimale della cosa pubblica resa nei confronti degli italiani anziché delle lobby mondiali, espresse nell’assoluta amnesia valutativa di chi svolge processi di rimozione mentale dei disastri sociali ed economici posti in essere da un grifagno ex rettore universitario – sodale di colui che viene inopinatamente descritto come attuale “salvatore della Patria” – che ha conseguito in pochissimi mesi l’inverecondo obiettivo di coprire con una “gelata economica” la produzione industriale di questo Paese.

Per non tacere dei fenomeni di macelleria sociale posti in essere da un suo Ministro passato alla Storia per le lacrime fatte versare agli italiani prima che per quelle ostentate televisivamente in preda ad una forma di incontinenza emotiva comprensibilissima anche se presumibilmente insincera e tardiva nella sua manifestazione. Non mi sento di plaudere al Commissario dell’Unione Europea evocato dal Capo dello Stato a seguito di una crisi di Governo pilotata e dall’esito previsto, ma soprattutto provo un senso di antropologico disgusto ed una viscerale intolleranza nei confronti di chi, millantando una cultura identitaria e tradizionalista, si prostra oggi in una immorale genuflexio a favore del nemico storico di sempre della nostra appartenenza politica e dimensione umana.

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