(Adnkronos) – Gli Investimenti Esteri Diretti (Fdi) possono rivelare fenomeni di elusione fiscale, specialmente verso i paradisi fiscali. Nel 2009, gli Investimenti Esteri Diretti globali ammontavano a 24,5 trilioni di dollari. Aumentati gradualmente del 72%, hanno raggiunto i 42,2 trilioni di dollari nel 2019. Oggi gli investimenti esteri diretti 'fantasma' sono circa il 40% del totale. Nel 2009 la componente 'fantasma' era di circa 6.900 miliardi di dollari e rappresentava 'solo' il 28,2% degli Fdi globali. E' quanto spiega l'Eurispes nel suo 36esimo Rapporto Italia, evidenziando come, al contrario, la dinamica della componente reale degli investimenti è stata più contenuta, passando da 17,6 trilioni di dollari nel 2009 a 25,4 trilioni di dollari nel 2015. I centri offshore a più alta concentrazione oggi sono Gibilterra, Niue, Isole Vergini Americane, Lussemburgo, Curacao, Bermuda, Isole Cayman, Mauritius, Isola di Man, Singapore, Barbados, Isole Cook, Isole Marshall, Macao, Seychelles e Tailandia. In questi centri offshore la quota fantasma di Fdi rispetto al totale degli investimenti registrati è pari o superiore all’80%. In questi ultimi anni, ricorda ancora il documento, i paradisi fiscali sono stati 'costretti' a firmare trattati per lo scambio di informazioni per uscire dalla lista nera dell’Ocse. L’effettiva collaborazione, tuttavia, può variare in base anche all’ordinamento giuridico di riferimento. Il concetto di paradiso, fiscale, bancario o finanziario, è in continua evoluzione in quanto dipende dall’ordinamento giuridico al quale si riferisce. E non riguarda solo Stati 'inaffidabili'. Anche paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito ospitano paradisi fiscali. Nuovi paradisi emergono (Dubai, Kazakhstan, Turkmenistan, Giamaica, Sri Lanka, solo per citarne alcuni), ma sono paesi dove le leggi possono cambiare dall’oggi al domani; alcuni di essi, inoltre, sono a forte instabilità politica. L’Unione europea ha elaborato una lista di 16 Paesi non appartenenti alla Ue fiscalmente non collaborativi. La lista non ha potere coercitivo, ribadisce l'Eurispes, ma esclude gli aiuti comunitari per tali Paesi, a meno che non si tratti di aiuti allo sviluppo. Imprese e privati, d’altra parte, possono fare affari con questi paesi, senza incorrere nel rischio di sanzioni. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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