(Adnkronos) – Le decisione è maturata a livello locale. Senza il coinvolgimento del Nazareno. "Me ne assumo l'intera responsabilità", dice Franco Bonfante, segretario provinciale del Pd di Verona, interpellato dall'Adnkronos. "La scelta è mia. Non si poteva far finta di nulla". Ovvero rispetto al voto in dissenso della consigliera regionale Anna Maria Bigon, determinante per l'affossamento della 'legge Zaia' sul fine vita. Bonfante ha revocato l'incarico di sua vice, nella segreteria provinciale dei dem veronesi, alla consigliera Bigon.  Non una sospensione, né un provvedimento disciplinare, argomenta, ma una "scelta politica" alla luce di "un rapporto di fiducia venuto meno" e che raccoglie l'umore degli iscritti "in grandissima maggioranza sconcertati e delusi" dal comportamento di Bigon e "favorevoli a regolamentare il fine vita a seguito della sentenza della Consulta". Ma la vicenda resta delicata per i dem. Con i cattolici in subbuglio e che, a quanto si riferisce, avrebbero chiesto un intervento del Nazareno.  E in effetti nel tardo pomeriggio arriva una nota del segretario regionale veneto, Andrea Martella e del responsabile Organizzazione della segreteria Schlein, Igor Taruffi, a mettere agli atti che il partito nazionale e regionale non c'entrano: la scelta su Bigon "non è frutto di decisioni nazionali e regionali, ma compiuta da Bonfante in totale autonomia". Il segretario provinciale, da parte sua, si dice pronto a "rispondere della decisione nelle sedi ed organi competenti". E c'è anche un Direzione ad hoc sul caso già convocata per il 5 febbraio dal Pd veronese che fa discutere. I cattolici Stefano Lepri e Silvia Costa parlano di Direzione 'processo': "Assicuriamo il pieno sostegno politico ad Anna Maria Bigon".  Schlein, nei giorni scorsi, aveva usato parole nette sulla vicenda. “Una ferita”, l'aveva definita. “Se il gruppo del Pd vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula, perché l’esito di quella scelta ricade su tutti”. Parole che avevano allarmato l'area cattolica. "Se il Pd punisce Bigon mi autosospendo", aveva annunciato il senatore Graziano Delrio ad Avvenire raccogliendo la solidarietà di molti nella chat dei parlamentari dem. Sui temi etici la libertà di coscienza è fondamentale ed ha rappresentato un tratto identitario del Pd fin dalla sua fondazione, l'argomentazione.  Poi la questione era stata chiusa dal segretario regionale veneto Martella: "Nessuno ha mai parlato di sanzioni per Bigon". Oggi però la decisione di Bonfante ha riaperto il caso. Per i cattolici Lepri e Costa si tratta di una scelta "irragionevole" e che "segnala una grave incapacità di tener conto" che "la libertà di coscienza è garantita espressamente dallo Statuto del Pd".  Argomenta Bonfante: "Nella mia esperienza decennale di consigliere regionale e di vicepresidente del consiglio regionale del Veneto mi sono trovato in alcuni casi in dissenso rispetto al mio gruppo, ma ho sempre votato quello che il gruppo a maggioranza decideva, pur su temi che potevano essere considerati sensibili, perché è così che ci si comporta quando rappresenti un’intera comunità: il senso di responsabilità nei confronti degli altri e della comunità che si rappresenta, non è meno importante del rispondere alla propria coscienza, che riguarda se stessi”.   —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Rispondi