(Adnkronos) – A partire da questa settimana, Google permetterà agli sviluppatori di utilizzare i propri sistemi di pagamento insieme a, o in alternativa a, Google Play. Questo cambiamento non solo offre maggiori opzioni di pagamento ma comporta anche una riduzione significativa delle commissioni richieste.Tradizionalmente, Google ha richiesto una quota del 30% sui ricavi generati attraverso Google Play, una pratica comune anche in altri app store digitali. Tuttavia, sotto la nuova politica, Google propone una commissione ridotta al 26% o 27% sui ricavi totali. Per gli abbonamenti, la situazione migliora ulteriormente, con Google che abbasserà la sua quota all'11% o 12% rispetto al precedente 15%.  Le riduzioni rappresentano un notevole risparmio per gli sviluppatori di giochi e potrebbero alterare significativamente la dinamica di profitto nel settore. Nonostante l'apparente vantaggio nel vendere esternamente le proprie app, Google è consapevole che gli sviluppatori finiranno per pagare di più per elaborare i pagamenti autonomamente rispetto al risparmio ottenuto dalla riduzione delle commissioni. Inoltre, è interessante notare come Spotify, un grande player nel panorama delle app, non paghi nessuna commissione a Google per i propri abbonamenti, sollevando interrogativi sull'equità e sulla coerenza nella struttura delle commissioni di Google. In aggiunta, Google ha introdotto una nuova policy specifica per l'Unione Europea, consentendo agli sviluppatori di collegare offerte di pagamento esterne direttamente dalle loro app su Google Play. I dettagli esatti di questa nuova imposta rimangono però da chiarire. Anche Apple ha dovuto aggiornare il proprio sistema operativo per iPhone, per adeguarsi alle normative europee in materia di concorrenza che fanno parte del Digital Markets Act promulgato dall'UE. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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