(Adnkronos) – “Oggi le terapie antiretrovirali ci consentono di tenere a bada l’infezione da Hiv, fermando la progressione della malattia verso l’Aids. Tuttavia, nelle persone con Hiv rimangono presenti altre patologie e comorbidità, in parte collegate al fatto che” invecchiano più rapidamente. “Ciò può determinare patologie che riguardano il sistema nervoso centrale e la salute mentale. Dalla survey emerge infatti che le persone con Hiv hanno una prevalenza molto maggiore rispetto alla popolazione generale di disturbi che riguardano la salute mentale, come la depressione, l’ansia e i disturbi del sonno”. Lo ha detto Alessandro Lazzaro, infettivologo del dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive dell’università La Sapienza di Roma, oggi a Milano, a margine della conferenza stampa di lancio della campagna ‘Hiv. Ne parliamo?’, promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 16 associazioni di pazienti italiane e dell’Italian conference on Aids and antiviral research (Icar).  La campagna di sensibilizzazione e informazione nasce dai risultati dell'indagine condotta da Elma Research su 500 pazienti con Hiv che fotografa il vissuto e i bisogni di queste persone e mette in luce come l’infezione, nonostante gli importanti progressi terapeutici, abbia ancora un impatto determinante su diversi aspetti della qualità di vita. “E’ quindi fondamentale parlare di questi argomenti – continua Lazzaro – Subito dopo la diagnosi la preoccupazione per le problematiche legate alla salute fisica sono preponderanti per la persona con Hiv mentre, una volta superata la fase iniziale e riacquista una condizione di maggiore benessere, la preoccupazione principale si sposta spesso verso problematiche di tipo psicologico ed emotivo, in correlazione con lo stigma sociale”.  'Hiv. Ne parliamo?’, invita anche al dialogo con il medico. “Un rapporto medico paziente basato sulla sincerità – sottolinea Lazzaro – è fondamentale. E’ fondamentale porre l’accento non tanto sul fatto che il paziente debba essere sincero nel comunicare al medico le proprie difficoltà di carattere psicologico, ma piuttosto sull’importanza che il medico si attivi e indaghi questo genere di tematiche con il paziente. In questo contesto, oltre al dialogo all’interno della relazione medico-paziente, può essere di fondamentale importanza anche un supporto psicologico, psicoterapeutico e sociale. La scarsa informazione riguardo l’Hiv – conclude l’esperto – credo sia il motivo principale per cui anche le persone che sono state potenzialmente esposte al rischio non si sottopongono al test. Rispetto a vent’anni fa, quando di Hiv si parlava anche nelle scuole, oggi se ne parla poco e l’unico modo per combattere l’ignoranza a livello sociale è la divulgazione e l’informazione. Momenti come quello di oggi sono quindi fondamentali, da questo punto di vista”.  —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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