I lampioni di Torino in un libro ricco di curiosità: è uscito in libreria l’ultimo libro dello scrittore torinese Paolo Silvetti. Dal titolo “Torino città illuminata – Alla scoperta dei suoi lampioni storici”, edito da Daniela Piazza Editore, con il contributo di IREN.
Una ricerca accurata e coinvolgente racchiusa in 264 pagine. Con un’elegante veste grafica che invoglia alla lettura e che vi condurrà sulle tracce dei più bei lampioni della nostrana Ville Lumière. In tempi così cupi, funestati da pandemia e crisi economica, finalmente un barlume di luce sulla città. Rivista con occhi diversi dal consueto e dove i lampioni, sconosciuti e bistrattati, la fanno da padrone.
Torino città illuminata, oltre 400 fotografie
Una pubblicazione ricca di belle fotografie, circa 400 scattate dallo stesso autore. Ma anche notizie curiose e spunti all’approfondimento che vi farà letteralmente guardare Torino “dall’alto in basso”. Scoprendo così una città “illuminata”. Che ha saputo nel tempo adattarsi ai cambiamenti imposti dagli eventi storici. Senza mai “brillare di luce riflessa”, ma al contrario conquistando primati per meriti propri in ogni campo come in quello dell’illuminazione.
Forse non tutti sanno che è stata una delle prime città italiane a dotarsi di un sistema di illuminazione pubblico. E che la prima società italiana per il gas (che alimentava i primi lampioni) nacque nel 1837 proprio nella città subalpina. Dove peraltro già nel 1823 il gas aveva fatto la sua comparsa, per la prima volta, illuminando un Caffè di piazza San Carlo. Il primo gasometro d’Italia fu costruito sempre qui a tempi da record e anche con il passaggio all’elettricità Torino si mantenne all’avanguardia. Si pensi all’opera di piemontesi come Alessandro Cruto e Galileo Ferraris, i quali lasciarono un’impronta indelebile con le loro scoperte.
Il libro con la storia dei lampioni di Torino, tra i primi in Italia
Già negli anni Trenta del Novecento, Torino poteva vantare il servizio di illuminazione pubblico più moderno e variegato d’Italia. Questo libro ha il merito di andare a colmare un vuoto editoriale sull’argomento. Infatti non esistevano, finora, studi specifici sui lampioni torinesi.
Esistono diverse pubblicazioni sulla storia dell’illuminazione a Torino che si fa iniziare ufficialmente nel 1675 grazie ad una donna. La Madama Reale Giovanna Battista di Savoia Nemours, la quale ordinò che di notte si dovessero tenere accese delle lanterne, ad olio o a sego, per permettere di poter camminare in città anche dopo il calar delle tenebre.
La prima pubblicazione di questo tipo
Altre pubblicazioni sull’argomento hanno un taglio tecnico-scientifico per “addetti ai lavori”. Ma mai nessuno, prima di adesso, aveva pensato di fare una sorta di guida accessibile a tutti sulle singole tipologie di lampioni, pubblici e privati. Un modo alternativo e originale per visitare la città o semplicemente per rivederla con occhi diversi e più consapevoli, facendosi guidare proprio dai lampioni.
“Sono solo un semplice arredo urbano – afferma lo scrittore – e come tale passano inosservati ai più. La gente è distratta e va di fretta: perché dovrebbe fermarsi a guardare un lampione? Oggi ogni cosa appare scontata, compresa l’illuminazione. Eppure una volta i lampioni a gas suscitavano stupore e ammirazione. I lampionai erano addirittura romantici protagonisti di libri, fiabe, film e addirittura di opere liriche. Con l’avvento dell’elettricità diventarono ancor di più simbolo di progresso e di modernità. Esaltati da Futuristi come Giacomo Balla che, per primo, dedicò un suo dipinto ad una lampada ad arco immersa nella rifrazione della sua luce.
Torino senza i suoi lampioni non sarebbe la stessa
Una passeggiata dopo il tramonto o nella silenziosa solitudine della notte sul lungo Po ai Murazzi. Sotto i portici metafisici o nelle piazze auliche, regalando emozioni a chi sa osservare… Sfogliando il libro vi accorgerete che sono davvero tanti, disseminati in tutto il centro storico.
Lo scrittore ci fa conoscere il lampione più magico, il più curioso, il più raffinato, il più romantico, il più mimetizzato e così via. Poi ha inizio la carrellata dei lampioni storici pubblici. Ognuno di questi ha un nome e una datazione. Alcuni sono stati concepiti per le piazze auliche della città come l’Impero. Come il monumentale candelabro a cornucopia a cinque braccia e una centrale, diventato uno dei simboli della città. E’ senz’altro uno dei miei preferiti. Altri sono nati per i portici come il “Settecento grande”. Che fece la sua prima apparizione in via Po e nel primo tratto della nuova via Roma negli anni Trenta. Oppure i “Casanova”, sempre sotto i portici del centro, che colpiscono per le loro eleganti linee liberty.
I “Santa Teresa con gonnella” sono i più diffusi. Devono il loro nome alla campana di vetro che sembra conferire all’apparecchio una sorta di gonna e al fatto che dapprima furono collocati nella centrale via Santa Teresa. E poi gli “Ordine Mauriziano” sulla facciata di Palazzo Chiablese. Ma anche all’ingresso della Galleria Umberto I, i “Piacentini” del secondo tratto razionalista di via Roma. I “Nodo di Savoia” davanti al mastio della Cittadella, i “Grappoli” sulla cancellata del Palagi tra piazza Castello e la piazzetta Reale.
Un elenco lungo e articolato che si estende poi ai lampioni privati di ville, palazzi cittadini e locali storici come caffè e farmacie. Ci sono anche le indicazioni per poterli scoprire e le cose di interesse da vedere nelle vicinanze.
Il libro sui lampioni di Torino ha un prezzo di copertina di 29 euro. Reperibile in libreria, attraverso i canali on line o direttamente presso la Casa Editrice in via Polonghera 34 a Torino.