Alla prima vera prova, l’Unione Europea si è sfaldata spaccandosi in due riproponendo il topos storico del “nord” contro il “sud”.
Le nazioni mediterranee, le più colpite dal coronavirus, hanno da subito invocato la possibilità di tornare a fare deficit per sostenere i costi sanitari e aiutare l’economia reale.
Le nazioni centro-settentrionali, capeggiate dall’Olanda, hanno subito alzato le barricate, sostenendo di non voler pagare i debiti degli italiani, spagnoli, francesi etc., cosa peraltro che nessuno aveva chiesto loro.
La realtà è che l’Unione Europea non esiste. O meglio: ciò che essa è realmente non è quello che la narrazione europeista racconta.
Non esiste alcun comune centro politico, né alcuna visione strategica di insieme. Non vi è un progetto condiviso, unitario ed omogeneo. Non esiste alcuna concreta solidarietà tra popoli e condivisione di futuro e destino.
Tuttavia, nel mondo di oggi monopolizzato da superpotenze voraci e avide (USA, Russia e Cina) le nazioni europee hanno un futuro solo se sapranno costruirselo insieme, in un percorso condiviso
Ciò che l’Unione europea, mostro burocratico e tecnocratico, ci ha insegnato in questi anni è che l’Europa è destinata al fallimento qualora ponga il proprio baricentro culturale nella mitteleuropa e nell’Europa scandinava, invece che scegliere Roma quale proprio centro archetipo.
Solo l’Italia, la sua cultura, infatti può rappresentare la sintesi perfetta tra nord e sud e superare il declino sociale, economico e politico in cui siamo finiti da diversi decenni.
L’Italia è da sempre sintesi dell’Europa. Questa è la sua missione storica.
Le fondamenta della cultura europea sono il frutto dell’incontro tra il mondo romano-latino e quello germanico, i due ceppi etnici che hanno dominato la storia del continente. La fusione tra questi due mondi, lontani ma con diverse radici in comune, è avvenuta proprio in Italia.
La nascita del Sacro Romano impero ha sancito la pace tra il mondo romano e quello germanico, creando un nuovo ordine in Europa capace di creare le strutture politiche e sociali che ancora oggi, nonostante secoli di evoluzioni, caratterizzano le nostre società.
La cultura italiana rappresenta la sintesi tra le due anime dell’Europa in quanto l’Italia rappresenta plasticamente, ed anche geograficamente, il superamento dialettico della contrapposizione nord-sud che si è dimostrata incapacitante e pericolosa in quanto distruttive dell’Europa stessa e fonte di indebolimento del nostro continente dinnanzi ai suoi nemici storici.
Finché l’Europa ha avuto il suo baricentro nel Mediterraneo, essa ha prosperato sino a conquistare il mondo.
Non si può quindi prescindere dalla ricomposizione delle fratture nord-sud per creare uno spazio comune che sappia affrontare le sfide dei prossimi secoli.
L’Europa a guida germanica, fatta di piccola ragioneria, devota alla religione dell’austerity ed incapace di comprendere la complessità delle disomogenee necessità dei popoli europei è destinata a fallire miseramente creando solo divisioni e povertà.
L’élite politica e culturale che deve guidare l’Europa deve ispirarsi ad Ottaviano Augusto, a Federico II, a Carlo V, per citare alcuni dei giganti del nostro continente, e non a qualche oscuro accademico tedesco contemporaneo o a qualche anonimo burocrate finlandese o olandese.