L’Ex Moi, ovvero il complesso di palazzine destinato alle Olimpiadi invernali del 2006, non conosce ancora tregua per lo stato di degrado in cui versa. Dopo l’uso a cui era stato destinato, ricordiamo che fu occupato in massa da immigrati, per lo più clandestini. Cinque palazzine vennero occupate da oltre 1000 immigrati (solo quelli sommariamente censiti).

Tutto iniziò nel 2013, portando il complesso al triste primato di “occupazione più grande d’Europa”. In breve tempo la zona, un tempo degnamente vivibile, diventò ricettacolo di delinquenza, spaccio e microcriminalità generalizzata.

Lo sgombero nel 2019

La lotta dei residenti per lo sgombero di ciò che ormai era totalmente fuori controllo portò alla creazione di Comitati di quartiere. E tante furono le iniziative volte a chiedere la restituzione di un pezzo di quartiere alla cittadinanza.
Da lì a qualche anno fra sommosse interne, interessamento dei media e di taluni politici in cerca di voti, l’ex Moi viene liberato. Con diverse tonnellate di mercanzie di vario genere.
Ora, terminato lo sgombero nel 2019 e posti i sigilli alle palazzine, quale futuro spetta all’area?

I rifiuti sono ammassati alle spalle degli edifici che accolgono la sede regionale del Coni e di più di 30 federazioni sportive. Non lontano dagli altri, che fino al 2019 avevano ospitato l’occupazione e che ora Cassa depositi e prestiti sta riqualificando. Qui una discarica a cielo aperto la fa da padrona. Cocci di vetro, mobili, cartoni, ma anche bidet e parti di automobili.

La discarica all’Ex Moi, le parole di residenti e commercianti

Enrico Damiani, della Federazione motociclistica italiana, racconta così a La Stampa ciò che accade nei pressi dell’area: “Ogni settimana c’è chi viene con auto o furgoni pieni di masserizie, si ferma e li svuota. Sono spuntati i primi topi”. In zona assicurano di aver già chiesto più volte l’intervento dell’Amiat (per ora richieste inascoltate).

Fabrizio Bianco, ex presidente dei commercianti di zona, parla di “viavai continui”. Da una via dietro via Giordano Bruno, passando tramite le arcate, i negozianti di fronte alle palazzine vedono spesso arrivare mezzi di svariate dimensioni. Ciò accade soprattutto nei weekend, per un motivo: “Queste palazzine ospitano uffici, che i fine settimana sono chiusi – spiega Damiani – È quello il momento in cui questo spicchio di ex Moi diventa terra di nessuno”.

In via Zino Zini, poco distante, sorge proprio uno dei principali ecocentri Amiat. A dividere le palazzine con la via vi è solo un muretto. Quindi oltre al danno anche la beffa. Il paradosso è, secondo chi lavora in zona, che “in questo punto del cortile gli operatori di Amiat vengono tutti i giorni. Questo perché – proseguono – le masserizie accatastate sono a un passo dai bidoni del porta a porta. Lo hanno fatto anche ieri alle 16: sono entrati dalla viuzza col camioncino, hanno svuotato i contenitori dell’indifferenziata e se ne sono andati, lasciando lì il resto”.

Una discarica a cielo aperto, per un angolo di città ancora dimenticato.

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