(Adnkronos) – È pronto per essere discusso in Consiglio dei Ministri il decreto legislativo post-delega fiscale in materia di giochi online, che dovrebbe introdurre un riordino della materia. Sui contenuti LOGiCO, Lega operatori di Gioco su Canale Online, esprime preoccupazione e contrarietà. Secondo quanto trapelato, il decreto prevederebbe un esorbitante costo delle concessioni di 7 milioni di euro, canoni raddoppiati e nuove e ingiustificate restrizioni, come il limite di un solo sito Internet per concessionario, in contrasto con l’irrisolta mancanza di visibilità rispetto ai competitor illegali. Inoltre, si realizzerebbe una sorta di regolarizzazione dei punti vendita e ricarica (PVR) con un obolo di soli 200€ cadauno, invece di bandire una regolare gara di aggiudicazione. Ne risulta un quadro di riforma confuso e senza logica, che rivela una mera volontà di restringere il mercato, con gravi effetti espulsivi della concorrenza. "È evidente la marcata impronta anticoncorrenziale del provvedimento – afferma Moreno Marasco, Presidente di Logico – che prospetta un riassetto competitivo del comparto con un aumento sproporzionato e ingiustificato del costo delle concessioni, ben 35 volte superiore rispetto al bando precedente del 2018, che da una nostra analisi risulta senza precedenti nel panorama mondiale. Questo taglierebbe fuori 65-75 attuali concessionari, lasciandone in campo una quindicina. Un taglio drastico che mette in serio pericolo molte aziende e i loro occupati. Principi di libera concorrenza sono richiamati nelle premesse del testo, per poi essere calpestati con norme che favoriscono un oligopolio, espellendo dal perimetro legale la stragrande maggioranza dei concessionari attuali, senza tuttavia garantire la visibilità dei concessionari operanti sul circuito legale”. Il riordino, d’altro canto, non appare neanche un buon affare per le casse dello Stato. Nelle ipotesi più ottimistiche, lo Stato incasserebbe tra i 105 e i 140 milioni. “Per assurdo – prosegue Marasco – basterebbe attuare il tanto criticato bando vigente e inapplicato, ed eliminare il limite di 40 concessioni previsto, per raccogliere tra i 100 e i 150 milioni, senza distruggere la concorrenza”. Inoltre, la regolarizzazione dei PVR porterebbe entrate per non più di 10 milioni di euro, cifra facilmente superabile attraverso l’indizione di una regolare gara per l’aggiudicazione dei diritti per l’utilizzo di tale rete, con chiara indicazione del numero massimo ed un limite di concentrazione per ciascun operatore. 
L’Associazione chiede l’apertura di un tavolo di confronto, critica nel dettaglio altri punti contenuti nel decreto, che glissano sull’effettiva esigenza del riordino del settore. In particolare, si segnala la mancanza di un quadro normativo certo su temi fondamentali come il superamento del divieto di pubblicità e una chiara regolamentazione dei punti vendita e ricarica. Tutto ciò comporta assoluta carenza di condizioni per poter partecipare. “Così formulato, il decreto – conclude Marasco – condurrebbe all’ennesimo contenzioso da parte della nutrita platea di aziende escluse de facto dal bando, con un mercato concentrato in pochissime aziende ed entrate decrescenti per lo Stato. Non sono queste le necessità del comparto. Noi crediamo in un riordino che, puntando su fattori chiave come trasparenza, competitività, innovazione e capacità di immaginare il futuro, riesca a tutela al meglio gli interessi degli utenti, delle aziende e non ultimo dello Stato”. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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