Che Lucio Battisti fosse legato alla destra o alla cosiddetta “estrema destra” degli anni 70 è una leggenda ormai nota nel mondo della musica leggera. I suoi testi criptici firmati comunque da Mogol, la critica al consumismo e all’appiattimento dei valori, uniti a un certo disimpegno sospetto rispetto agli altri cantautori. Ciò ha accresciuto in molti la convinzione che addirittura finanziasse quel mondo o quanto meno ne fosse simpatizzante.

Oggi a oltre 40 anni di distanza, si scopre che Battisti era sorvegliato dai servizi segreti italiani e statunitensi. A rivelarlo è l’AdnKronos che anticipa una video intervista che sarà pubblicata da oggi su Rockol.it. L’intervista sarà allo storico e consulente di molti magistrati in materia di intelligence, Aldo Giannuli, e al projet-manager delle strategie di comunicazione dello Stato maggiore dell’Esercito Roberto Di Nunzio. “Fui io a trovare la nota confidenziale dei servizi segreti che attribuiva a Lucio Battisti un ruolo di finanziatore dell’estrema destra”, racconta Aldo Giannuli al giornalista Michele Bovi.

Lucio Battisti e l’estrema destra nei fogli segreti

“Nel corso di un’indagine della procura della repubblica di Milano sulle stragi degli anni Settanta mi imbattei in una serie di documenti dell’Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del ministero dell’Interno. Tra quei fogli – rivela lo storico – vi era un’informativa che indicava Lucio Battisti come sovvenzionatore del Comitato tricolore. Una organizzazione fondata da Mario Tedeschi, senatore del Movimento Sociale Italiano e direttore del settimanale ‘Il Borghese’. Per aiutare gli attivisti di estrema destra che avevano guai con la giustizia. Il Comitato tricolore svolgeva in sostanza a destra le funzioni che a sinistra erano prerogativa del Soccorso Rosso.

Battisti era noto nell’ambiente per essere molto parsimonioso, infatti Giannuli inizialmente non da grande peso a questi ritrovamenti. “Io che simpatizzavo per l’estrema sinistra, ma che ero un acceso ammiratore di Lucio Battisti. Non detti molto peso a quel documento. Ero abituato a leggere tra le note confidenziali dei servizi segreti parecchie balle stratosferiche che servivano soltanto a far incassare quattrini agli informatori. Anni dopo – prosegue Giannuli – mi capitò di parlarne con Bruno Lauzi. Mi disse che Battisti secondo lui votava per il Partito Repubblicano e che non era certo il tipo che sovvenzionava qualcuno o qualcosa. Troppo avaro per sborsare un solo quattrino, tantomeno per la politica che era l’ultimo dei suoi pensieri”.

In questa ricostruzione Giannuli spiega poi che molti artisti dell’epoca come Fabrizio De André, Milva e Gianni Morandi, erano sottoposti a sorveglianza da parte dei servizi segreti del ministero dell’interno. Lucio Battisti sicuramente rappresentava un mondo diverso diverso rispetto ai cantautori sopracitati.

Oggi abbiamo elementi in più che confermano quello che fino ad oggi era poco più di un sospetto. Comunque, con buona pace per i soliti accattoni della musica nazional popolare, Lucio Battisti non può essere annoverato nella cultura tanto cara alla sinistra.

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