Tutto è partito da Saint-Christophe, da un’indagine della Guardia di finanza in un’azienda nel paese alle porte di Aosta. Il risultato sono 22 arresti tra Italia, Svizzera e Germania, oltre al sequestro di beni per 41 milioni di di euro. E’ il risultato dell’operazione “Carta bianca” dei finanzieri di Aosta su una presunta maxitruffa nel settore energetico, che secondo le accuse generava rincari nelle bollette.

113 indagati per truffa energetica

Le accuse sono di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e riciclaggio di denaro. Tra gli arrestati, tutti in carcere, 17 sono italiani e risiedono nelle province di Torino, Brescia, Napoli, Salerno, Foggia e Barletta-Andria-Trani. Altri cinque arresti hanno colpito un italiano dimorante in Svizzera e quattro tedeschi, uno dei quali dimorante in provincia di Catania.
I fatti risalgono al periodo tra il 2016 e il 2020. Gli indagati sono in tutto 113. L’inchiesta è stata avviata nel luglio 2019 dal nucleo di Polizia economico finanziaria della Finanza di Aosta, e ha portato alla luce una maxitruffa di un’associazione criminale con base nella provincia di Torino. Imperniata intorno al meccanismo dei cosiddetti “certificati bianchi”, il principale strumento di promozione dell’efficienza energetica, introdotto in Italia nel 2005.

L’operazione della finanza

“Carta bianca” è stata coordinata da Eurojust, l’Agenzia europea per la cooperazione giudiziaria, con la costituzione di una squadra investigativa comune tra la procura di Aosta e quella di Duisburg, in Germania “che ha consentito un incessante e proficuo scambio di risultanze investigative, sino all’odierno ‘joint action day'”, si legge in una nota. In Germania ha operato la Polizia criminale di Duisburg, in Italia la Guardia di finanza, in base a un’ordinanza di custodia del giudice per le indagini preliminari di Torino.
Alla base della truffa c’è, secondo gli investigatori, l’obbligo da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50.000 clienti finali, di conseguire ogni anno determinati obiettivi di risparmio energetico. Le stesse possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, le cosiddette Esco, le Energy service company. Il Gse spa, Gestore dei servizi energetici, società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici sia alle Esco un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati.

Falsi progetti e falsi certificati

A Saint Christophe è stata scoperta la prima delle otto Esco “fantasma”: era priva di una struttura operativa e amministrata da un prestanome, ma è riuscita ad ottenere, a fronte di 26 falsi progetti presentati al Gse, circa 27.000 “certificati bianchi”, rivenduti a un controvalore di poco superiore a 8.000.000 di euro. In questa fase è emerso il coinvolgimento di alcune società tedesche. Gli accertamenti hanno consentito di risalire all’esistenza di un sodalizio criminale che, da un anonimo ufficio di Torino, gestiva, oltre a quella valdostana, altre sette Esco nelle province di Milano, Torino, Varese, Asti, Vercelli e Biella, “vere e proprie scatole vuote utilizzate al solo scopo di ottenere e scambiare certificati bianchi” secondo la Finanza.

Dei proventi illeciti, di oltre 27.000.000 di euro 14.000.000 sono stati oggetto di riciclaggio in Albania, Bulgaria, Germania, Liechtenstein, Malta, Principato di Monaco, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Ungheria. Rientrando in Italia in contanti per poi essere reinvestiti in strumenti finanziari, criptovalute e immobili di lusso. Tra cui due ville ad Ischia e a Ventotene.

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