(Adnkronos) – La domanda che tutti attendevano non arriva nell'immediato, ma dopo un'ora buona di conferenza stampa. E' la 15esima, più di un cronista sogghigna nell'auletta dei gruppi di Montecitorio per stigmatizzare l'attesa, Giorgia Meloni richiama all'ordine perché per lei sul caso Pozzolo non c'è nulla da ridere. E' una vicenda sulla quale mastica amaro da giorni – il cenone di Capodanno a Rosazza finito con un colpo d'arma da fuoco partito dalla pistola di Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d'Italia, alla festa nel comune di appena 99 anime dove era presente anche il sottosegretario Andrea Delmastro – tanto da non riuscire a mascherare il fastidio per un episodio che ha attirato l'attenzione persino della stampa internazionale. La segretaria dem Elly Schlein punge, chiede via agenzie che la premier si scusi e pretenda le dimissioni del parlamentare mentre la tradizionale conferenza di fine anno – convertita a conferenza di inizio anno dopo due rinvii – sta per avere il via. Meloni non si fa cogliere impreparata, attende una delle domande più spinose al varco e mette in chiaro: "La questione è che chiunque detenga un'arma ha il dovere legale e morale di custodirla con serietà e responsabilità, e per questo c'è un problema con quello che è accaduto". Per lei "qualcuno non è stato responsabile, e questo è chi detiene l'arma: questo per me non va bene per un italiano qualunque, per un deputato e figuriamoci per un deputato di Fratelli d'Italia". Per questo, "ho chiesto che Pozzolo venga deferito alla commissione garanzia dei probiviri di Fdi e che nelle more del giudizio venga sospeso da Fdi. E' quello che posso fare sul piano statutario". La premier difende la struttura del suo partito, ma non è disposta a pagare per svarioni altrui. "C'è sempre qualcuno che può fare errori e cose sbagliate ma – mette in chiaro – non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle se le persone che sono accanto a me non capiscono questa responsabilità. Non accade spesso ma per come affronto io e le persone a me vicine, vale la pena ricordare che questa responsabilità vale per tutti. E su questo intendo essere rigida". A stretto giro di domanda spinosa ne arriva un'altra, stavolta riguarda l'inchiesta Anas che ha portato agli arresti domiciliari Tommaso Verdini, il figlio di Denis nonché fratello di Francesca, compagna di vita del vicepremier e ministro Matteo Salvini.  Meloni invita ad attendere gli sviluppi dell'inchiesta e a "non commentare teoremi", rimarca come le intercettazioni al centro delle indagini riguardino il "precedente governo: Salvini non viene chiamato in causa e quindi ritengo non debba riferire in Aula", dice liquidando così il caso.  Risponde alle domande con fermezza, con piglio di governo ma anche di lotta, tanto più che le elezioni europee sono ormai alle porte e lei sembra essere già entrata in partita. Proprio su questo, apre spiragli su una sua possibile candidatura, e raccoglie la sfida per un confronto tv con la segretaria dem Elly Schlein. Sulla sua discesa in campo per Bruxelles non scioglie la riserva, ma lascia intendere di essere pronta a mettersi in gioco: "Niente conta di più per me che sapere di avere il consenso dei cittadini", ma la decisione va presa e condivisa con gli altri alleati: "E' una scelta che è corretto fare insieme", si dice convinta. Perché l’avversario da battere è nell’altra metà campo, lascia intendere, allontanando fantasmi di una campagna elettorale che potrebbe minare gli equilibri del suo governo.  "Credo che quelle differenze siano un valore aggiunto e che si possa crescere tutti quanti. Non mi pare ci sia da parte di alcuno la volontà di sottomettere la tenuta del governo all'interesse di partito”. Cauta sui futuri assetti post voto, Meloni lascia comunque capire cosa ha in mente. Lavorare a "una maggioranza alternativa" a quella attuale, costituita da Ppe, Pse e Liberali. Ma se invece, come emerge dai sondaggi, dovesse nuovamente profilarsi una ‘maggioranza Ursula’, la rotta per la premier punta a separare il sostegno alla Commissione dallo schieramento al Parlamento di Strasburgo, confermando così la linea di non fare accordi e accordicchi con la sinistra per una “maggioranza stabile in Parlamento”.  Meloni marca la distanza da partiti come Afd, alleato di Salvini, mentre apre spiragli a Marine Le Pen che sulla Russia, riconosce, “sta facendo un ragionamento interessante”.  Dunque respinge con forza le accuse di rischi di isolamento dell’Italia in Europa, mosse dopo la mancata ratifica della riforma del Mes. Uno strumento che per lei resta “obsoleto”, e la cui bocciatura è legata al fatto che “non c'è mai stata una maggioranza in Parlamento", non da ora ma da sempre, dunque l’”errore” è stato commesso in passato, sottoscrivendo il restyling del ‘Salva Stati’ pur "sapendo che non c'era maggioranza" e mettendo così l'Italia in una "situazione difficile".  Il no del Parlamento, assicura poi, non è stato affatto un ‘fallo di reazione’ al nuovo Patto di stabilità e crescita, che "non è il Patto che avrei voluto io" ma è una "sintesi" di cui "sono soddisfatta, alle condizioni date".  
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 Quanto alle sfide del 2024, la premier indica la riforma della giustizia, il contrasto alla burocrazia, la partita decisiva del Pnrr da continuare a portare avanti ma anche un progetto che finanzi con borse di studio gli studenti più meritevoli, da mettere a terra nei prossimi mesi. Volgendo invece lo sguardo al passato Meloni mostra pochi dubbi sul momento più duro del suo 2023: la tragedia di Cutro del febbraio scorso. "Novantaquattro persone che muoiono, l'accusa che è colpa tua, è una cosa che pesa…". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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