Più di un milione di dosi di vaccino Novavax in arrivo in Italia questa settimana. Saranno distribuite a tutte le regioni e, per marzo, le stime di arrivo sono di due milioni di dosi.
La società che lo ha sviluppato ha usato una tecnologia innovativa, ma più “classica” rispetto ai vaccini a mRna. Viste le tante diffidenze sui vaccini mRna, la “speranza” dei governi è che questo vaccino possa convincere gli indecisi.
In Europa è il quinto vaccino a ricevere l’ok da parte dell’EMA. Dopo i più noti di Pfizer-BioNTech, AstraZeneca-Oxford, Moderna e Johnson & Johnson.
La differenza tra Novavax e gli altri vaccini
Un vaccino a base di proteine, ingegnerizzato dalla sequenza genetica del ceppo originale di SARS-CoV-2. Creato grazie alla tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti, il vaccino genera l’antigene derivato dalla proteina spike. E’ formulato con l’adiuvante Matrix-M, brevettato da Novavax, per migliorare la risposta immunitaria e stimolare alti livelli di anticorpi neutralizzanti. NVX-CoV2373, iniettato in forma liquida, contiene antigene proteico purificato e non può replicarsi nè provocare Covid-19.
Dopo l’inoculazione, il sistema immunitario identifica la proteina e inizia a produrre difese naturali come anticorpi e cellule T. Quindi nel caso che una persona vaccinata venisse esposta al covid, l’organismo dovrebbe riconoscere la proteina spike del virus e contrastare l’infezione. Gli anticorpi e le cellule immunitarie lavorano insieme per impedire l’ingresso dell’agente patogeno nell’organismo e distruggere le cellule infette. Il regime di vaccinazione prevede due dosi da 0,5 millilitri, da somministrare per via intramuscolare a 21 giorni di distanza.
“Possibilità di affidarsi a diversi vaccini”
Il direttore senior del programma di sviluppo del vaccino è Nita Patel, una scienziata di origine indiana. “Crediamo che la possibilità di affidarsi a diverse piattaforme vaccinali – ha affermato nelle scorse settimane Stanley C. Erck, presidente e amministratore delegato di Novavax – sia importante per stimolare la popolazione a ricevere le dosi immunizzanti, il che porterebbe a un aumento della protezione contro il virus”.
Secondo i dati della ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, il vaccino raggiungerebbe un’efficacia complessiva del 90,4 per cento. Parallelamente, un lavoro condotto nel Regno Unito dagli scienziati della St. George’s, University of London, con 14 mila volontari, descritto sulla stessa rivista, suggerisce un’efficacia complessiva dell’89,7 per cento. Il vaccino è attualmente in fase di revisione da parte di più agenzie di regolamentazione in tutto il mondo.