Un corteo Pro-Palestina a Torino ha deviato, ieri, dal copione classico delle manifestazioni, scegliendo un bersaglio inusuale e simbolico: le OGR – Officine Grandi Riparazioni. La motivazione? Proprio in quelle ore, il complesso ospitava l’Italian Tech Week, un evento di respiro internazionale che attendeva personalità come Ursula von der Leyen e Jeff Bezos. I manifestanti, dopo aver scavalcato le cancellate, hanno dato vita a momenti di tensione, con atti di vandalismo: tavolini e postazioni rovesciate, auto imbrattate. L’obiettivo non era solo la causa palestinese, ma chiaramente l’attacco al simbolo del grande capitale e della tecnologia globale che la Tech Week rappresentava.
Ma cosa sono esattamente le OGR? Nient’altro che un’affascinante struttura industriale risalente al 1895, nata per la manutenzione dei treni, poi abbandonata e rinata nel 2017 come un vibrante polo per cultura e innovazione. Ironia della sorte, questo luogo di “riparazione” ha subìto l’ennesimo scontro.
La Condanna Istituzionale: Un Fiume di Reazioni
Gli episodi hanno immediatamente generato una valanga di reazioni dal mondo politico. Da un lato, la condanna unanime della violenza. Dall’altro, un’accesa polemica politica che ha messo in luce le contraddizioni nella gestione dell’ordine pubblico e dei movimenti estremisti in città.
Il Sindaco Lo Russo tra Solidarietà e Contraddizione
Il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo (PD), ha marcato una netta distinzione: «Manifestare pacificamente le proprie idee non ha nulla a che vedere con quello che è accaduto a Torino… la violenza è da condannare, sempre». Il Sindaco ha espresso piena solidarietà alle Forze dell’Ordine, sottolineando come tali atti “nuocciono fortemente e indeboliscono anche la causa di solidarietà verso il popolo palestinese”.
Eppure, proprio le parole del Sindaco aprono il fianco a una critica politica pesante. Il mondo istituzionale che condanna la violenza è lo stesso che, a livello locale, è da tempo impegnato in una discussione sulla “sanatoria” dei centri sociali più noti, in primis l’Askatasuna. È un paradosso evidente: come si può, da un lato, cercare la legalizzazione o regolarizzazione di ambienti che sono spesso indicati come matrice di disordini e, dall’altro, condannare senza appello le violenze che proprio da quegli ambienti originano?
Le OGR non si sono fermate e confermano gli appuntamenti di oggi
Nonostante l’irruzione, gli organizzatori dell’Italian Tech Week hanno confermato il programma, riuscendo a ripristinare in tempi record la piena operatività delle OGR. Un segnale di resilienza, ma che non cancella l’ombra di quanto accaduto.
L’episodio alle OGR solleva una questione fondamentale per la democrazia italiana: qual è il confine tra il sacrosanto diritto di protestare e l’azione violenta e vandalica? E, soprattutto, il mondo politico può permettersi una doppia morale, condannando i disordini a microfoni accesi e contemporaneamente cercando una legittimazione per i soggetti che quei disordini li orchestrano? La risposta dei cittadini, e forse l’esito delle prossime tornate elettorali, dipenderà da quanto a lungo la “maggioranza silenziosa” deciderà di tollerare questa evidente spaccatura.






































