Abbiamo assistito nei mesi della quarantena, a chiusure totali di molte delle attività produttive della Nazione.

Di colpo alcuni dei più tradizionali riti degli Italiani, tipo pranzare in un qualsiasi ristorante, l’aperitivo con gli amici o semplicemente farsi una passeggiata al centro commerciale per scegliersi l’abito giusto della nuova collezione, sono stati totalmente vietati. Oltre a queste abitudini anche il caffè o la colazione al bar sono diventati un lontano ricordo. Torino è la città dei bar, una ricerca di qualche anno fa ha messo sul podio il capoluogo Piemontese per numero di tali esercizi rispetto agli abitanti.

Nel quadro dell’emergenza covid-19 però, entrare a consumare un caffè al banco, anche solo uno per volta, non è stato più possibile per via delle restrizioni governative. Così come entrare in un negozio di abbigliamento. Ma come mai entrare invece in un tabacchino per comprare le sigarette o il gratta e vinci è stato possibile? Il dubbio pervade e sembra diventare una certezza pensando ai ricavi dalle varie entrate che lo Stato riceve da prodotti o servizi che possono per giunta essere dannosi per l’individuo. Insomma, devi stare chiuso solo se non servi alle casse Statali.

Si poteva tentare qualsiasi strada per poter cercare di salvare il salvabile: maggiore distanziamento sociale negli esercizi commerciali, imponendo davvero l’entrata uno alla volta. Il comitato scientifico dice che non si può fare? Perché non incentivare da subito l’asporto anche per i bar? Il governo confuso e totalmente in balia degli eventi ha navigato a vista per 3 mesi, d’altronde cosa ci si poteva aspettare da chi a Gennaio aveva quasi deriso il rischio del virus, lanciando hashtag e facendo selfie con i cinesi? O forse stai chiuso solo se non convieni?

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