Il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio afferma che il lock-down è costato all’economia del territorio ben 3,8 miliardi di euro al mese; dunque si è perso ben il 37,9% del valore aggiunto del totale economia piemontese. Secondo i dati di Svimez si registra un maggior numero di attività sospese nell’industria rispetto al settore dei servizi anche se, dei 3,8 miliardi di euro di valore aggiunto persi, il 44% riguarda l’industria, mentre il 56% il settore dei servizi: la provincia di Torino sembra quella che ha subito maggiormente le conseguenze negative in entrambi gli ambiti; la provincia di Biella ha registrato maggiori perdite economiche in campo industriale; per le province del Verbano-Cusio-Ossola e di Alessandria i danni economici più significativi riguardano il settore dei servizi.

Per quanto riguarda l’industria, il lock-down ha colpito il 65% delle unità locali (interessando principalmente le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Alessandria e Torino) e il 63,5% degli addetti del comparto (coinvolgendo per la maggior parte le province di Verbano-Cusio-Ossola, Torino, Verbania, Alessandria, Asti e Novara).

L’economia piemontese si focalizza maggiormente nell’industria, ma anche dai servizi la cui domanda dipende dal settore manifatturiero. Tutta via questi settori presentano una più facile propensione alla ripresa rispetto ad altri servizi con minor densità produttiva (ad esempio il settore turistico).
Tuttavia, secondo uno studio della Cerved (per conto di Anci), la città di Torino pagherà il prezzo maggiore della pandemia da Covid-19, e l’intera filiera dell’automotive (comprese anche le concessionarie) rischia di perdere tra i 6,6 ed i 10 miliardi di euro. Secondo lo studio condotto da Cerved, il capoluogo piemontese dovrebbe perdere tra il 14,4% e il 20,2% dei ricavi. Durante la fase di lock down ogni torinese avrebbe perso 923 euro di valore aggiunto pro capite. Secondo l’economista Mauro Zangola è importante che durante l’estate si verifichi un aumento dei consumi; quindi è importante che sia il governo sia la Regione mettano in campo delle misure efficaci (come ha già fatto la Regione Piemonte con il piano di rilancio economico “Riparti Piemonte”). Dunque è necessario applicare gli ammortizzatori sociali previsti dal governo e dalla Regione per evitare un aumento della disoccupazione.

Inoltre Mauro Zangola afferma che 450 mila lavoratori hanno avuto accesso alla Cassa Integrazione Ordinaria, altri hanno beneficiato dei Fondi di Solidarietà o del Fondo di Integrazione Salariale; 166 mila lavoratori hanno beneficiato della Cassa in Deroga; per 430 mila lavoratori autonomi il governo ha messo a disposizione 600 euro al mese per coprire i mancati incassi durante la chiusura delle attività; 220 mila persone hanno lavorato in regime smart working. L’economista Zangola aggiunge “Si può ritenere che l’intera platea dei lavoratori piemontesi è stata presa in considerazione eccetto i lavoratori scaduti o in scadenza che non vengono rinnovati. Questi ultimi possono richiedere la Naspi. Nel periodo tra il primo marzo e il 9 maggio sono state presentate 23.603 domande, il 24% in più dell’analogo periodo del 2019”.

Secondo l’Osservatorio Ripartenza dell’Ires (l’istituto di ricerca economica e sociale della Regione) durante il periodo 22 marzo-28 maggio il Piemonte ha perso circa 22 milioni di giornate lavorative (anche se si tratta di una stima in eccesso, poiché le imprese legate a settori industriali e dei servizi considerati dal governo “strategici” hanno avuto la possibilità di rimanere aperte). Dunque il lock down ha colpito il settore dei servizi (ma non quelli finanziari) e l’industria manifatturiera, ma ha avuto anche conseguenze dirette sulle procedure di assunzione; nel mese di aprile si sono registrate ben 7.023 assunzioni in meno nel campo della ristorazione e dei servizi di somministrazione di cibi e bevande, 1.570 attori in meno (è anche diminuito il numero di assunzione di impiegati amministrativi). Si registra invece un aumento delle assunzioni di personale medico-sanitario (+1046).

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