Dopo benzina e bollette arriva la stangata sul pane e sulla pasta. Un rincaro inevitabile dato che è aumentato il costo per produrre le materie prime come la farina.
Così Federconsumatori lancia il suo allarme: “L’allarme sui rincari dei prodotti alimentari, sia sulla spinta dell’aumento delle materie prime sia sull’onda dei rincari energetici che influiranno sui costi di produzione e di trasporto, si fa sempre più grave e preoccupante”.
In particolare, in base all’indagine di Federconsumatori, si nota che da marzo a ottobre 2021 un chilo di farina è passato dal prezzo di 0,79 euro a 1,09 (+38%). Rincari del 33% per pane in cassetta e pasta integrale, dell’11% per il pane (passato da 3,47 euro al chilo a 3,86). “Alla luce di questi rincari abbiamo inviato una segnalazione all’Agcm invitandola a verificare la sussistenza di ipotesi di cartello sui prezzi dei prodotti alimentari. Così come avvenuto nel 2008”, ha concluso Federconsumatori.
A questa situazione preoccupante, Fiesa Assopanificatori Confesercenti parla di trend preoccupante. L’avvicinarsi delle festività e il brusco rincaro dei prodotti potrebbe compromettere le vendite per un 2021 già compromesso.
“Il prezzo delle farine di frumento tenero segna, a settembre 2021, un incremento del 20% rispetto a settembre 2020. Il prezzo delle semole di frumento duro cresce in un anno del 66%. Se mettiamo a confronto il prezzo della prima settimana di ottobre 2021 con quello di ottobre 2020, le farine di frumento tenero arrivano a 511,50 €/T. Ossia +24% e le semole di frumento duro a 731,70 €/T ossia +81%.”
Continua Davide Trombini, il presidente di Assopianificatori: “Oggi in media ogni persona mangia 80 grammi di pane al giorno, contro i 250-280 di qualche decennio fa. I rincari di oggi pesano per pochi centesimi su ogni famiglia. Quindi non è giusto mettere sullo stesso piano il rincaro del pane e quello della benzina. Ben più gravoso per le finanze degli italiani. Il prezzo delle materie prime è in rialzo da un anno. Noi finora lo avevamo assorbito senza riversarlo sul consumatore ma oggi non è più possibile. Del resto questa situazione danneggia anche noi, che da un lato paghiamo di più le materie prime per fare il pane, dall’altro non possiamo alzare troppo il prezzo perché rischieremmo di far scappare il consumatore. Magari verso il pane surgelato” ha detto ancora il presidente di Assopanificatori.
Secondo Federconsumatori, però, a pesare sull’aumento del costo della farina non sono solo la logistica, il clima e le decisioni della Russia. “Non abbiamo le prove – ed è per questo che vogliamo coinvolgere Antitrust – ma pensiamo che qualcuno stia approfittando della situazione per fare un gioco al rialzo, facendo cartello”. Ha detto il vice presidente Roberto Giordano. “Il frumento è una commodity e, in quanto tale, è possibile che si inneschino dei meccanismi speculativi”, ha confermato Ismea.
Coldiretti aggiunge anche che i prezzi al consumo non sono mai diminuiti negli ultimi anni. Nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano (per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione). Con il grano sottopagato agli agricoltori, negli ultimi 4 anni, si è passati da 543mila ettari di grano tenero coltivati in Italia agli attuali poco meno di 500mila ettari. Per una produzione di circa 2,87 milioni di tonnellate.