Il ricordo delle vittime degli Anni di Piombo continua a generare frizioni e dibattito, specialmente quando si tratta di onorare la memoria in spazi pubblici. È accaduto anche a Rivoli, in provincia di Torino, dove una mozione presentata dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia per la realizzazione di un murale in omaggio a Sergio Ramelli è stata respinta dalla maggioranza di sinistra.
La proposta, depositata in vista del 50° anniversario della morte del giovane studente milanese, mirava a dedicare un’opera muraria, possibilmente nei pressi di una scuola, a Ramelli, figura simbolo delle giovani vite spezzate dall’odio politico e dall’intolleranza che hanno segnato quel periodo storico. La votazione, tuttavia, ha riacceso la miccia dello scontro ideologico.
Chi era Sergio Ramelli e il dramma degli Anni di Piombo
Il nome di Sergio Ramelli è indissolubilmente legato a uno dei capitoli più bui della nostra storia repubblicana. Studente milanese di soli 18 anni, iscritto al Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano), Ramelli fu massacrato a colpi di chiave inglese sotto casa sua a Milano il 29 aprile 1975.
Ma qual era la “colpa” di questo ragazzo? I consiglieri di Fratelli d’Italia, Valerio Calosso, Vincenzo Vozzo e Federico Depetris, hanno ricordato che il movente scatenante fu, incredibilmente, un tema in classe in cui Sergio aveva espresso critiche nei confronti delle Brigate Rosse. Un gesto, oggi impensabile, che all’epoca costò la vita al giovane. «Sergio Ramelli è una figura pulita e solare che come poche altre può rappresentare tutto il dramma degli Anni di Piombo e della cieca violenza politica che ha insanguinato le nostre strade», hanno dichiarato, sottolineando la necessità di ricordare la sua storia come monito.
La sentenza e il contesto politico
L’omicidio Ramelli non fu un delitto rimasto impunito: fu un evento che sconvolse l’opinione pubblica e che, anni dopo, portò alla condanna degli esecutori, militanti di Avanguardia Operaia, un gruppo dell’estrema sinistra. Quella sentenza, arrivata dopo un lungo percorso giudiziario, rappresentò un momento cruciale nel riconoscimento della violenza politica che aveva travolto l’Italia, spesso con una tendenza alla minimizzazione degli atti commessi contro giovani di destra.
Le motivazioni del “no” e l’accusa di immaturità politica
Secondo Fratelli d’Italia, l’opera d’arte avrebbe veicolato un messaggio fondamentale per le nuove generazioni, basato sull’importanza del rispetto delle idee altrui e sulla necessità di non criminalizzare l’avversario politico.
La bocciatura della mozione ha provocato una dura reazione dei consiglieri di minoranza. Essi hanno accusato la maggioranza di sinistra di aver agito con «motivazioni inconsistenti e superficiali» e di non aver ancora raggiunto una «maturità » politica che permetta di onorare davvero, e non solo a parole, i principi più profondi della Costituzione. L’accusa è che, a 50 anni di distanza, la storia di Ramelli continui a generare timore, e si cerchi ancora di minimizzare il suo martirio, avvenuto in un clima culturale che, di fatto, legittimava le violenze contro gli attivisti di destra.
La riflessione personale del Consigliere Depetris
Durante la discussione, il relatore Federico Depetris ha tentato un approccio più personale, raccontando la sua esperienza politica giovanile all’università , segnata da almeno quattro aggressioni con spranghe e sampietrini subite da gruppi di estrema sinistra. Queste esperienze, ha spiegato, non hanno generato in lui desiderio di vendetta, ma hanno forgiato un profondo spirito critico e la voglia di dibattere e confrontarsi nel rispetto delle posizioni altrui. Con questo spirito ha chiesto il voto favorevole alla mozione. «Purtroppo, credo, che ai consiglieri di sinistra sia mancato un po’ di coraggio», ha concluso Depetris, affermando che la bocciatura rappresenta un vero e proprio “passo indietro di 50 anni” nella pacificazione della memoria.
La vicenda di Rivoli evidenzia ancora una volta quanto la ferita degli Anni di Piombo sia ancora aperta nel panorama politico italiano. Riconoscere e onorare tutte le vittime della violenza, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, è un passo cruciale per costruire una memoria condivisa e per trasmettere alle nuove generazioni un autentico messaggio di rispetto e tolleranza. Il rifiuto di un simbolo di pacificazione come un murale dedicato a un ragazzo inerme come Sergio Ramelli suggerisce che il cammino verso una piena maturità storica e politica è, per la sinistra, ancora lungo e tortuoso.






































