La limitazione agli assembramenti sono stati rispettati in linea di massima dalla maggior parte della popolazione italiana. In piena quarantena, data dall’emergenza Coronavirus, abbiamo assistito a code ordinate con le distanze di sicurezza e le protezioni adeguate ad esempio davanti ai supermercati, o all’ingresso dei vari edifici pubblici.
Non sono mancate però le lamentele dei residenti dei quartieri dello spaccio a Torino, dove gli spacciatori, in maggior parte clandestini irregolari, hanno continuato indisturbati a praticare la propria “professione” indisturbati, creando quell’assembramento tanto osteggiato dalle istituzioni. Quindi “due pesi e due misure” ci rivela un residente di San Salvario, mandandoci uno scatto in cui sono raffigurati bambini con la mascherina, e poco più lontano invece uno spacciatore all’angolo senza alcuna protezione che aspetta “il cliente” di turno; ci troviamo in quella zona di nessuno della bassa San Salvario, lontani dalla movida, e per l’esattezza in via Ormea: “non ne possiamo più, neanche il Coronavirus ferma lo spaccio, e lo Stato sta a guardare. Noi costretti con la mascherina e loro, gli spacciatori, nei vari angoli di via Ormea si radunano e possono stare senza nulla che li protegge, ” tuona così il nostro residente segnalatore.
E ancora: “per anni ci siamo battuti, anche con un comitato di quartiere, ma lo Stato se n’è fregato”. L’amaro sfogo di un cittadino costretto a convivere con la delinquenza alla luce del sole. E lo Stato? Qui nessuno lo ha visto.