Continua la battaglia ideologica tra Elena Piastra, primo cittadino di Settimo Torinese, e Antonio Borrini, consigliere comunale di opposizione.
La miccia questa volta è la partecipazione di Elena Piaste al Pride di Torino con la fascia tricolore del comune di Settimo. Ne avevamo parlato qui.

Come riportato dal quotidiano nazionale Il Primato Nazionale, dopo l’interrogazione di Antonio Borrini la discussione ha preso delle pieghe inaspettate. La frase, che sarà oggetto di discussioni future, è effettivamente forte. Elena Piastra ha infatti detto chiaramente che “L’utilizzo della fascia Tricolore non può essere utilizzato come elemento di volontà di rappresentare tutti i cittadini. Perché questo ha a che fare con il principio stesso della democrazia. Il sindaco e qualunque carica pubblica non rappresentano tutti e non possono rappresentare le idee di tutti. Il sindaco rappresenta una posizione, una scelta. Il pensare che la fascia Tricolore possa essere utilizzata solo quando si rappresenta tutti, significa che nessuno la utilizzerebbe oggi”.

La legge sulla fascia tricolore

Una opinione scomoda e diversa però dalla regolamentazione. Che dice: “Nell’uso corrente si è affermata la consuetudine che il sindaco indossi la fascia in tutte le occasioni ufficiali che richiamano al significato del Tricolore sancito dall’art. 12 della Costituzione. Quindi all’unità e indivisibilità della Repubblica”. Inoltre, “L’alto ruolo istituzionale svolto dal sindaco impone un corretto e conveniente uso della fascia. Nella consapevolezza della dignità e del decoro della carica e tale da non scalfire la realtà dello Stato come elemento di unità giuridica”.

L’attacco di Borrini cita proprio la legge, che parla di unione e quindi contesta l’uso ufficiale in una manifestazione “privata”. In cui il dibattito è in corso da anni.

Ma la domanda più quotata è “se le stesse cose della Piastra le avesse dette un Sindaco di destra, cosa avrebbe detto il PD”?

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