(Adnkronos) – Cambiare rotta e accelerare la transizione a basse emissioni di carbonio nell'Unione Europea. Gli appalti pubblici (oggi responsabili del 15% del Pil e del 10% dell’impronta di carbonio di tutta l’Unione Europea) possono giocare un ruolo chiave per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica. Come? Acquistando prodotti a minori emissioni, generando in tal modo un effetto volano a sostegno della transizione delle imprese europee verso un’economia a basso contenuto di carbonio, generando benefici socio-economici per i cittadini degli stati membri. Questa la premessa ha dato il via oggi a Roma il Forum Compraverde Buygreen: la manifestazione di riferimento in Italia e in Europa per le politiche, i progetti, i beni e i servizi di green procurement, pubblico e privato promosso dalla Fondazione Ecosistemi.  Durante la conferenza di apertura degli Stati Generali degli Acquisti Verdi è stato mostrato uno studio, 'Buy European and Sustainable Act', secondo il quale se l’Unione Europea adottasse nei primi 100 giorni di insediamento del nuovo Parlamento criteri che fissano un tetto alle emissioni climalteranti negli acquisti pubblici di materiali pesanti, veicoli e cibo si avrebbe una significativa riduzione delle emissioni di CO2 equivalente. Inoltre, se si introducesse anche un criterio relativo alla provenienza europea di tali prodotti, si registrerebbero anche importanti risultati in termini di occupazione locale e investimenti, aiutando così l’economia europea a rafforzarsi anche rispetto a competitors importanti come la Cina e gli Stati Uniti.   Nel documento, in particolare si dimostra che, se l’Italia avesse deciso di allineare i criteri per gli appalti pubblici ai parametri dell’accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni climalteranti dal 2019, oggi avremmo una riduzione del 5,8% dell'impronta di carbonio degli appalti pubblici italiani. Inoltre aver adottato questi criteri avrebbe permesso di riallocare 8 miliardi di euro della spesa per gli appalti pubblici a sostegno di attività virtuose all'interno del Paese, generando significativi investimenti in tutti i settori analizzati.  Sostenere attraverso gli appalti pubblici le attività con minori emissioni in settori altamente impattanti come edilizia, trasporti e ristorazione collettiva, in Italia, così come nel resto di Europa, avrebbe permesso di favorire la crescita di imprese innovative e competitive sui mercati internazionali orientati alla decarbonizzazione, dando così all'industria la visibilità necessaria per effettuare investimenti significativi a favore della transizione a basse emissioni di carbonio. Infine, significativi benefici si sarebbero registrati anche sotto il profilo dell’occupazione, elemento chiave per rendere la transizione ecologica desiderabile oltre che necessaria e per redistribuire i costi e i benefici della transizione in modo più equo. Il Besa infatti avrebbe creato molti posti di lavoro in Italia, circa 31mila, di cui il 6% corrisponderebbe a posti di lavoro aggiuntivi delocalizzati (o ri-localizzati) in Europa da altre aree geografiche.  In media, in Europa, grazie al Besa ogni anno verrebbero mobilitati 86 miliardi di euro per la promozione di attività verdi attraverso gli appalti pubblici europei. Questo include un aumento delle vendite annuali di 6 miliardi di euro per le aziende dell'Ue e un miglioramento della bilancia commerciale europea. Allo stesso modo, il Besa potrebbe creare molti posti di lavoro verdi nell'Ue, in media 384mila negli anni analizzati. L'8% di questo totale (30mila posti di lavoro) corrisponderebbe a posti di lavoro delocalizzati che sono aggiuntivi a livello europeo. Lo sviluppo di questi posti di lavoro verdi è essenziale per la sicurezza dell'occupazione nell'Ue in un contesto di transizione verso la neutralità del carbonio.  Il Forum, che si svolge oggi e domani a Roma, riunisce ogni anno i principali attori nazionali e internazionali coinvolti nella diffusione e attuazione degli acquisti di beni e servizi sostenibili e nella costruzione di modelli di sviluppo coerenti con le sfide europee del Pnrr della direttiva Case Green e della transizione ecologica. Molti i temi che verranno affrontati nei diversi panel previsti in questa XVIII edizione: con i numerosi ospiti si discuterà di progetti innovativi di educazione ambientale, di diritti sociali e umani negli appalti, dell’impatto della ristorazione collettiva, degli ospedali verdi, di sport e sostenibilità, fino ad affrontare le pratiche sleali del green e social washing, valorizzando le buone pratiche per comunicare la sostenibilità e affrontare il tema dei cambiamenti climatici. Protagonisti del Forum anche gli amministratori delle città, che con la rete dei sindaci proporranno nuove iniziative per garantire la pace, la tutela dei diritti sociali e umani, la difesa dei beni comuni ambientali.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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