Le immagini televisive che mi scorrono sotto gli occhi, in questa domenica di pandemia e limitazioni di libertà, evidenziano una classe politica antropologicamente meritevole di attenzione ed analisi.

Come nelle sequenze dei migliori film drammatici si affastella un’umanità modesta e pervicacemente incollata ai propri privilegi di casta che nella vita comune non nutrirebbe speranza o aspettativa alcuna di crescita o affermazione personale.

I tratti fisiognomici denunciano una evidente forma di ritardo cognitivo di molti. Così pure la struttura fisica, propria di persone che nei decenni precedenti avrebbero incontrato la riforma in sede di visita di leva, accompagna questi onnipotenti gestori quale stigmate della propria inadeguatezza genetica.

Una pletora di endomorfi, normalmente di bassa statura, dai tratti somatici volgari, dalle mani talvolta adunche e talvolta adipose, diseducata al culto del bello e dello straordinario, frutto avvelenato di una concezione egualitaria che vuole condurre al loro livello una genía straordinaria dotata di innate potenzialità, che ha concorso a costruire la civiltà occidentale.

Il loro obiettivo è quello di condurre al degrado, corrompere i giovani offrendo loro una visione servile dell’esistenza, togliere aspettative di conduzione di una vita dignitosa ai più anziani, cristallizzare una condizione di potere che privilegia la miseria intellettuale, annichilisce l’etica, arricchisce esclusivamente i gestori di questa postdemocrazia.

La programmazione economica, presupposto per la sopravvivenza fisica, l’ordine ed il benessere sociale della popolazione viene abbandonata a vantaggio di continui bombardamenti mediatici di natura psico-sanitaria volti a condurre la percettivitá di una popolazione ormai non più reattiva verso uno stato di sedazione profonda. I frutti avvelenati di questa cospirazione antinazionale si consumeranno a breve, quando gruppi industriali stranieri verranno ad acquisire – ed in parte l’hanno già fatto – a prezzi inflazionati il patrimonio pubblico e privato degli italiani.

Il tasto di spegnimento del telecomando rappresenta un momento di liberazione, sia pure temporanea.

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