(Adnkronos) – Sono stati tutti assolti dai reati più gravi, compresa l’accusa di omicidio colposo plurimo, i nove imputati nel processo sul filone della strage della discoteca 'Lanterna Azzurra' di Corinaldo, nella quale la notte tra il 7 e l'8 dicembre del 2018 morirono sei persone, relativo alle presunte carenze nella sicurezza del locale e sulle procedure per le autorizzazioni. La sentenza è arrivata poco fa da parte del giudice monocratico del Tribunale di Ancona Francesca Pizii.  Quella notte nel locale, che era pieno di giovani che attendevano avesse inizio l'esibizione del cantante Sfera Ebbasta, fu spruzzato dello spray al peperoncino, e si scatenò il panico: nella fuga e nella calca lungo una rampa, all'esterno di un'uscita, crollarono le balaustre e sei persone morirono travolte. A perdere la vita furono cinque giovanissimi, Emma Fabini, Asia Nasoni, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, Benedetta Vitali e una mamma di 39 anni, Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato una dei suoi quattro figli al concerto. De 9 imputati, sei erano membri della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, due tecnici e un socio della Magic Srl che aveva in gestione la 'Lanterna azzurra' dove è avvenuta la tragedia: erano accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, lesioni colpose, disastro e falsità ideologica. 
Delusione e rabbia tra i parenti delle vittime. "E' stata un'ulteriore uccisione dei nostri figli, lo Stato si deve vergognare", afferma Fazio Fabini, papà di Emma, ai cronisti. "Tirare fuori le parole oggi è più difficile rispetto a quando se ne è andata mia sorella perché l'hanno uccisa un'altra volta, speravo che tutto quello che ho sentito durante le udienze fosse terminato invece oggi è stata la ciliegina sulla torta", sottolinea Francesco Vitali, fratello di Benedetta. Presenti in aula anche alcuni degli imputati. Tra questi Matteo Principi, l’ex sindaco di Corinaldo e presidente della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Dalla sentenza di oggi mi aspetto “quello che abbiamo sostenuto fin dall’inizio: la verità su questa vicenda, costi quel che costi. Attendiamo l’esito di questo percorso molto complicato per tutti e vediamo il risultato che è il frutto di un contributo che ognuno di noi ha dato per raggiungere una doverosa verità sulla vicenda”, aveva commentato Principi prima della sentenza. A chi gli ricordava il fatto che nel corso del processo ha voluto rimarcare la correttezza del suo operato e della commissione ha ribadito: “Abbiamo ripercorso tutta l’attività della Commissione, l’abbiamo approfondita e abbiamo messo alla luce tutto il lavoro fatto. Oggi attendiamo il risultato di questo operato”. In questi anni non ci sono stati contatti con i parenti delle vittime: “Non ci sono stati contatti con i famigliari, penso sia difficile in queste fasi e credo vadano rispettate le posizioni di ognuno – ha concluso – Ci sono sensibilità e ferite diverse che vanno rispettate anche con il silenzio”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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