(Adnkronos) – Tre dei cinque operai morti lunedì a Casteldaccia nel palermitano sarebbero stati asfissiati dalle esalazioni dell'idrogeno solforato. E' quanto emerge dall'autopsia dei primi tre eseguita questa mattina. Gli altri due esami autoptici saranno eseguiti domani. L'idrogeno solforato è un gas altamente pericoloso per l'uomo, incolore, idrosolubile e con una densità maggiore dell'aria, per questo tende ad accumularsi in basso negli ambienti chiusi. Come la vasca piena di liquami fognari. Le vittime avevano i polmoni ostruiti.  L’operaio trentanovenne scampato alla tragedia di Casteldaccia e ricoverato presso l’unità operativa di Pneumologia del Policlinico diretta dal professore Nicola Scichilone, è stato dimesso questo pomeriggio. Tutti i controlli e gli esami di radiodiagnostica hanno accertato le buone condizioni di salute del paziente. Accade tutto in pochi minuti. Lunedì 6 maggio a Casteldaccia i tre operai, che si trovano nella vasca interrata dell'impianto di sollevamento delle acque reflue dell’azienda municipale acquedotti (Amap) di Palermo, non riescono più a respirare. Sono intossicati. Restano intrappolati dalle esalazioni di idrogeno di solforato mentre stanno eseguendo dei lavori di manutenzione. Danno l'allarme. Altri due colleghi entrano nella vasca di acque reflue, ma restano intrappolati anche loro. Un sesto scende nella vasca per dare una mano, ma perde i sensi anche lui. Il bilancio è tragico: cinque morti e il sesto operaio in coma profondo. Le vittime erano Epifanio Assazia, 71 anni, il contitolare della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico, che stava eseguendo i lavori in appalto, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, di 50 anni, Ignazio Giordano, di 59 anni e Giuseppe La Barbera.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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