Il mondo del lavoro è sempre tra gli argomenti più chiacchierati in Italia. All’indomani della rimozione del reddito di cittadinanza, infatti, si è riaccesa la polemica su un argomento che resta bollente e che nei prossimi tempi continuerà a far parlare, discutere, mettere d’accordo o in disaccordo.
Fatto sta, sono i dati a dirlo, la situazione è meno grave del previsto in un Paese, l’Italia, che comunque registra lievi momenti di crescita. A dimostrazione del fatto che la situazione è sì grave, ma meno peggio del previsto. O, in ogni caso, meno peggio che in altre realtà d’Europa e del mondo.
Ci sono infatti dei settori che danno lavoro e, più in generale, che sono cresciuti tanto negli ultimi anni da fornire un inquadramento occupazionale notevole. In particolare, tutti quei settori che danno uno sbocco lavorativo online. Si pensi che dieci anni fa non esisteva la figura lavorativa dello streamer, che oggi invece resta uno dei ruoli più ambiti, soprattutto per i giovani.
Così come, tempo fa, si dava meno importanza o valore a chi era impiegato nell’industria videoludica, considerata affare da sfigati. Oggi, in piena rivoluzione digitale, la musica è cambiata. Non è un caso che uno dei settori che offrano più lavoro sia proprio quello del gioco, come si legge su Gaming Insider. Insomma, se esistono dei giocatori, vorrà dire che esisterà anche chi provvede a fornire le dosi giuste di divertimento.
Ed ecco che nel 2023 una delle figure maggiormente ricercate è quella del game developer, letteralmente uno sviluppatore di giochi, figura tecnica che concorre esclusivamente alla realizzazione di prodotti. La punta di un iceberg che si compone di tante realtà. Perché all’interno di un team di creazione di giochi lavorano anche altre figure.
I grafici, per esempio, o i tecnici del suono, o ancora i dialoghisti – quelli che cioè costruiscono i dialoghi all’interno della trama. E, a ragion veduta, ci sono anche storyteller e scrittori, narratori e doppiatori. Figure meno tecniche, in senso stretto, ma comunque fondamentali per la realizzazione di un prodotto vincente. Nel mondo del gambling, i numeri sono ancora più indicativi. Nel settore gioco pubblico, in Italia, lavorano oltre 150.000 addetti. Numero che sale se si considerano i lavoratori indiretti, che concorrono comunque al fatturato della filiera.
Tradotto: un settore così dinamico e partecipativo, in cui lavorano tanti individui diversi, concorre all’1% del PIL. Che a sua volta si traduce in miliardi su miliardi. E lavoratori impiegati. Anche giovanissimi, grazie ad università pionieristiche che hanno capito il trend degli ultimi anni ed hanno aperto, nella loro offerta formativa, la possibilità di seguire corsi di laurea che qualifichino sempre più persone per un’industria destinata ancor di più a crescere.