Spunta l’ipotesi dell’errore umano nelle indagini a Stresa, ancora agli inizi, sull’incidente del Mottarone. Dai primi accertamenti, sembrerebbe che uno dei freni della cabina della funivia non abbia funzionato, forse per colpa di una dimenticanza.

La svolta, con i primi indagati, è arrivata nella serata di ieri. Alcune persone, sembrerebbe alcuni dipendenti delle Ferrovie del Mottarone, sono stati convocati nella caserma dei carabinieri di Stresa per essere interrogati. Persone informate dei fatti, al momento, anche se con loro ci sarebbero un paio di avvocati.

Le indagini sulla funivia di Stresa e Mottarone

La procura di Verbania sembra dunque fare un passo avanti nel tentativo di dare le prime risposte ai famigliari delle 14 vittime della tragedia di domenica. E al piccolo Eitan, il bimbo, unico sopravvissuto all’incidente. Che si sta risvegliando all’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino. Ulteriore documentazione è stata acquisita dai carabinieri presso enti e società interessate. Non solo Regione Piemonte e Comune di Stresa, che continuano a rimpallarsi la proprietà dell’impianto, ma anche l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) del ministero dei Trasporti.

Decisivo sarà anche l’esame da parte dei consulenti tecnici dei video delle telecamere della funivia. “La cabina era sostanzialmente arrivata al punto di sbarco. Si vede che sussulta e torna indietro. La visuale è però limitata alla zona dell’arrivo”, spiega il procuratore della Repubblica Olimpia Bossi. Che coordina le indagini con il pm Laura Carrera. E tra gli accertamenti c’è anche quello sulla cosiddetta ‘forchetta’.

Il giallo della “forchetta”

Si tratta di una sorta di staffa, utilizzata con le cabine vuote in caso di prove tecniche, che se inserita disattiva il sistema frenante. “Se ci sia stato un reinserimento rientra nel campo delle ipotesi – sottolinea Olimpia Bossi. – E dovrà essere accertato da un esame dei reperti rinvenuti”. Ma se così fosse si potrebbe parlare di un “errore umano”.
“Ci sono due sistemi frenanti che devono agire se purtroppo capita una cosa di questo genere. Se il sistema frenante non si aziona la cabina torna indietro. Si calcola lo abbia fatto a oltre cento chilometri orari. In corrispondenza del pilone non dovrebbe esserci stato nessun urto, ma la pendenza che cambia a quella velocità ha fatto da trampolino. E la cabina è saltata per aria a centro chilometri orari, facendo un volo di 54 metri. Poi è ancora rotolata per qualche decina di metri”. E’ la ricostruzione dell’incidente dell’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi. Intervenuto oggi durante il Consiglio regionale che ha osservato un minuto di silenzio per le vittime.

Le parole di Alberto Cirio sulle indagini

“Apprezziamo che la Procura abbia subito aperto una inchiesta e che il ministro dei Trasporti abbia istituito una commissione di indagine. La verità dovrà emergere”, è l’appello del governatore Alberto Cirio, che chieda “si chiarisca con tutti i mezzi”. C’è da aggiungere che il giorno prima della tragedia, come è stato riferito ai magistrati da alcuni testimoni (e probabilmente emergerà dai video), la funivia si è bloccata per mezz’ora. E “c’è stato un intervento per rimetterla in funzione. Se questo sia collegato o meno all’incidete al momento non siamo in grado di dirlo”.

Comunque, ha ribadito il magistrato, il cavo spezzato e il sistema frenante di sicurezza sono i due punti su cui si concentrano le indagini per disastro colposo. Con dal messa in pericolo della sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e legioni gravissime coordinate procuratore Bossi e dal pm Laura Carrera. Inoltre qualche indizio potrebbe arrivare dai filmati delle telecamere di sorveglianza che, come ha detto il Procuratore, hanno ripreso .

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