(Adnkronos) – Entra nelle fase finale oggi il processo a New York contro Donald Trump per i soldi versati alla porno diva Stormy Daniels. Da oggi iniziano, infatti le arringhe finali, prima quella della difesa e poi quella dei procuratori dell'accusa che dovranno convincere la giuria che l'ex presidente è colpevole dei 34 capi di imputazione, contestati per aver falsificato dichiarazioni finanziarie e violato la legge elettorale, per coprire i 130mila dollari, pagati nel 2016 dal suo allora avvocato Michael Cohen per pagare il silenzio di Daniels sul rapporto sessuale, avuto con il tycoon.   Le arringhe arrivano dopo quattro settimane di processo, 20 testimoni, con l'attenzione maggiore rivolta alle testimonianze di Daniels e Cohen, principali accusatori di Trump, in particolare per i dettagli scabrosi rivelati dalla donna riguardo il suo incontro con Trump, contestati dalla difesa come non rilevanti.  Nelle arringhe finali si ritiene che la difesa continuerà a martellare su questo, come sulla inattendibilità come teste sia di Daniels che, in particolare, di Cohen, che è stato condannato per diversi crimini, tra i quali falsa testimonianza sempre in collegamento con questa vicenda Secondo gli esperti legali citati dalla Cnn, i procuratori invece avranno il compito durante l'arringa finale di cucire insieme tutti i pezzi, per dimostrare che anche gli elementi che la difesa ha contestato come non attinenti al caso, puntano alla colpevolezza di Trump. L'ex procuratrice di New York, Bernarda Villalona, pensa che l'accusa userà l'arringa finale per "raccontare la storia sin dall'inizio", prevedendo quindi che potrà durare diverse ore, a differenza di quella iniziale che durò appena 40 minuti. Non mancheranno anche elementi visivi, come dei veri e propri Power Point per cercare di illustrare con maggiore evidenza ai 12 giurati quelle che si ritengono essere le prove cruciali.   Concluse le arringhe finali, il giudice Juan Merchan si rivolgerà alla giuria, dando loro le istruzioni su come valutare e decidere sui capi di accusa, contestati a Trump. E, poi, questo potrebbe succedere già domani, mercoledì 29 maggio, secondo il programma del giudice, i giurati inizieranno le loro deliberazioni sul primo processo penale contro un ex presidente degli Stati Uniti, che ora è di nuovo candidato alla Casa Bianca.  Nel caso dovesse essere considerato colpevole dei 34 capi di imputazione, Trump potrebbe andare anche incontro a una pena detentiva, nell'ordine di alcuni mesi di prigione, secondo l'ex U.S. attorney Harry Litman, intervistato Npr che, però, ritiene che "assolutamente non verrebbe applicata prima di novembre". Passano, infatti, solitamente un paio di mesi tra il verdetto e la sentenza emessa dal giudice, senza contare che Trump presenterebbe immediatamente ricorso congelando così l'applicazione della pena.  Litman ritiene che siano pari a "zero" la possibilità che Trump venga assolto, anche a causa dell'estrema politicizzazione che l'ex presidente ha fatto del processo, usato come piattaforma mediatica ed effettiva – considerando che l'aula si è trasformata in una passerella di leader ed esponenti repubblicani volati a New York per dimostrare solidarietà al candidato presidenziale – per la campagna elettorale.  Non bisogna dimenticare che c'è una terza possibilità, cioè quella che la giuria non riesca a trovare l'unanimità, la cosiddetta hung jury, che costringerebbe il giudice a dichiarare mistrail, ossia l'annullamento del processo, cosa che Trump rivendicherebbe come una vittoria anche se la vicenda potrebbe essere non chiusa per lui. La procura di Manhattan potrebbe infatti decidere di istruire un altro processo, ma – secondo Litman – sarebbe difficile che questo avvenisse prima delle elezioni di novembre, dopo le quali si potrebbe trovare nelle condizioni di procedere contro un presidente eletto.  Per quanto riguarda i tempi, secondo Litman la decisione della giuria potrebbe arrivare anche in settimana, magari entro venerdì pomeriggio. Ma le deliberazioni potranno continuare anche la prossima settimana, e questo sarebbe un'indicazione dei disaccordi tra i giurati che farebbe aumentare le possibilità di un mancato verdetto.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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